A destra Annarosa Racca di Federfarma

Il decreto legge sulle liberalizzazioni, dopo la fiducia di ieri, ha ricevuto oggi l’ok dalla Camera con 365 sì, 61 no e 6 astenuti. “Sono molto soddisfatto” sono state le prime parole del presidente del Consiglio Mario Monti, che si è spostato alla Camera dopo aver lasciato appositamente l’ultimo delicato incontro a Palazzo Chigi tra il governo e le parti sociali sulla riforma del lavoro. “C’è, da parte del presidente e di tutto l’esecutivo, la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo importante nel difficile percorso verso la crescita economica del Paese” si legge in una nota di Palazzo Chigi.

“Il Governo – prosegue il governo – era preparato all’opposizione dei tanti gruppi di interesse, titolari di rendite di posizione non più giustificabili né salvaguardabili. La preoccupazione principale non era quella di contenerne le opposizioni, ma di comporle all’interno di un quadro di soluzioni condivise. Per questo si è scelto di seguire la linea del dialogo, nella piena e costante fiducia verso il Parlamento”. Il testo definitivo approvato dalla Camera, aggiunge l’esecutivo, conferma tutte le linee del disegno originario: le imprese, le professioni, i cittadini.

Quanto alle imprese, per esempio, le sottrae alla burocrazia “quella nociva, fatta di adempimenti, certificazioni, nulla osta e procedure”: “Riducendo all’essenziale le incombenze burocratiche si dà alla piccola e media imprenditoria l’opportunità di muoversi su un ritmo diverso: da adagio ad andante”. Tra gli impegni anche il pagamento dei debiti delle amministrazioni statali verso le imprese. Le aziende che poi avranno un buon rating di legalità potranno usufruire di linee facilitate di accesso al credito e di partecipare prioritariamente al concorso di fondi pubblici per lo sviluppo.

La legge interviene anche sulle professioni “per eliminare le restrizioni al corretto funzionamento della concorrenza”. Per esempio è stata definita una “disciplina transitoria che renderà immediatamente operativa l’abolizione definitiva di tutte le tariffe professionali”.

A favore dei consumatori infine si potenziano, conclude il governo, il servizio di distribuzione dei farmaci e l’attività notarile. In particolare, si offre la possibilità di ottenere la titolarità di una farmacia anche a coloro che hanno svolto attività lavorativa prevalentemente nelle cosiddette parafarmacie.

Già prima della votazione il provvedimento del governo aveva suscitato vibranti reazioni. Federfarma ha infatti annunciato nel pomeriggio una serrata per il 29 marzo. “Abbiamo inutilmente chiesto al ministro della Salute un incontro sugli aspetti critici del provvedimento – si legge in una nota – senza avere risposta”. Il parere del ministero della Salute sul decreto legge “contiene varie forzature e incongruenze che stravolgono la volontà del Parlamento e che avranno un impatto negativo sul servizio farmaceutico”.

Sul punto si è aperto un confronto a distanza con l’Autorità di garanzia sugli scioperi. “La chiusura delle farmacie il 29 marzo, annunciato da Federfarma, non è attuabile perchè viola l’obbligo del preavviso, fissato dalla legge in dieci giorni – ha spiegato il presidente Roberto Alesse – Non risulta pervenuta alcuna proclamazione di sciopero, da parte di Federfarma. Si tratterebbe, dunque, allo stato di un effetto annuncio”. Ad Alesse replica però la presidente di Federfarma Annarosa Racca: “Siamo costretti a non rispettare il preavviso di 10 giorni – chiarisce – perchè il rischio, superata l’obbligatoria pausa pasquale, è di trovare le farmacie già chiuse a causa di una circolare errata. Il parere interpretativo emesso ieri dal ministero della Salute è immediatamente applicabile, e contrario alla lettura data dal servizio studi di Camera e Senato su cui si è basato il voto dei parlamentari. Il fatto che chi ha più di 65 anni non possa lavorare e debba assumere un direttore più giovane è totalmente controcorrente alla tendenza generale di aumento dell’età pensionale. Non so proprio come faremo”.

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