Il sogno di Paolo Berlusconi di costruire a Monza Milano 4 si è infranto contro la forza implacabile del dissenso interno al partito e dei contrasti con la Lega Nord. In mezzo sono passati cinque anni di lavoro, l’invio nel capoluogo di provincia brianzolo dell’ex ministro fidatissimo Paolo Romani che si è occupato personalmente, in qualità di assessore, della Variante urbanistica monzese che avrebbe reso edificabile il terreno della Cascinazza, di proprietà di una società riconducibile al fratello dell’ex premier. Da trent’anni chi aveva acquistato il terreno agricolo da cinquanta ettari al confine con Sesto San Giovanni, sperava di vederlo diventare edificabile per svariate migliaia di metri cubi residenziali e produttivi, per un affare da 120 milioni di euro.

Nel consiglio comunale di domenica scorsa, a sorpresa, quella stessa maggioranza di centrodestra tenuta insieme a fatica non ha avuto i numeri neppure per portare il documento in votazione. Uno scivolone a cui ha cercato di rimediare ieri sera, resuscitando la variante e sperando di spuntare una dilazione dei termini in extremis, prima dello scioglimentodel consiglio per le elezioni del maggio prossimo. Ma il risultato non è cambiato, e ora saranno gli elettori a decidere.

Scadeva domenica, dopo cinque anni di lavoro, oltre settanta consigli comunali, migliaia di euro spesi in consulenti, centinaia di emendamenti accolti, il termine perchè la Variante fosse votata dal Consiglio comunale. Peccato che Pdl e Lega Nord si siano trovati a disporre di solo venti voti a favore, mentre l’opposizione (formata dal centrosinistra, ma resa forte dall’esodo dei fuoriusciti del Pdl) ne contava altrettanti contrari. Uno stallo davanti al quale la giunta monzese ha scelto di fare un passo indietro, senza portare nemmeno il documento in aula nonostante fosse il termine ultimo per votarlo senza farlo decadere. «La variante del cemento è cancellata», aveva annunciato il leader dell’opposizione Roberto Scanagatti, prima di capire che il Centrodestra non si sarebbe arreso.

Dopo aver riportato all’adozione in giunta il documento, ieri sera il centrodestra ci ha riprovato. Contava forse su qualche assenza nei banchi della minoranza che potesse capovolgere la bilancia dei voti in stallo. Ma nel frattempo ci aveva pensato il Prefetto di Monza a togliere ogni speranza di approvazione della variante Cascinazza, dichiarando ufficialmente scaduti i termini. Così alle 3 di notte, l’opposizione ha abbandonato l’Aula per protesta e la maggioranza ha potuto approvare con venti un documento che si limita a riavviare l’iter a beneficio della prossima giunta. «Una forzatura illegittima contro cui presenteremo ricorso al Prefetto e al Tar», ha dichiarato comunque Scanagatti.

Certo la questione peserà in vista delle alleanze per le Amministrative che andranno in scena a maggio, rendendo la città di Monza strategica per l’ex premier. Non essendo, infatti, riuscito il centrodestra ad approvare il Pgt entro i termini e riprendendo l’iter daccapo, saranno i cittadini a decidere cosa vorranno per la Cascinazza e per la città. Appare ormai chiaro che chi si assicurerà la vittoria nella città di Monza ne deciderà il destino. Una possibilità che potrebbe anche far valutare a Silvio Berlusconi la possibilità di allearsi ancora con la Lega chiedendo al Carroccio una deroga al diktat di correre soli per avere più speranze di vincere. Una possibilità che si deciderà domani, quando in via Bellerio a Milano, sede del Carroccio, si definiranno le alleanze tra Lega Nord e Pdl.

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