Mi ha un po’ angosciato, e insieme innervosito, la notizia che Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri, questi nella sua qualità di capogruppo del Pdl, hanno scritto al Presidente della Repubblica per sollecitare un suo intervento, in qualità di Presidente del Csm, contro il giudice relatore della sentenza della Cassazione del 12 marzo 2012 – quella, per intenderci, sulla disciplina delle coppie omosessuali.
La giustificazione? Secondo loro, il giudice si è “avventurato ad esprimere opinioni del tutto personali su come il Parlamento dovrebbe operare in futuro“. Opinioni personali, sic!
La mia angoscia deriva dall’impressione che si stia producendo un vero e proprio scontro istituzionale su un tema che, in altri paesi, è stato invece oggetto di un dibattito serio secondo le regole della democrazia. Mi innervosisce, inoltre, perché dimostra ancora una volta che i politici interpretano le sentenze secondo la loro visione del mondo, senza ragionare ma, forse, senza neppure averle lette quelle sentenze.
La Corte di Cassazione, infatti, semplicemente “ha tradotto” a vantaggio dei giudici di merito due articolate pronunce del 2010 (si noti l’anno), una della Corte costituzionale, l’altra della Corte europea dei diritti umani, quest’ultima stabilendo che le coppie gay sono qualificabili come “famiglie”. Non vi è nulla di nuovo sotto il sole dunque (l’ha detto pure Rocco Buttiglione, la cui simmetria di affermazioni rispetto alle mie su questo punto inizia a preoccuparmi, e non poco). Adesso, però, i sedicenti “cattolici” del PDL passano all’attacco e sfoderano la spada della sanzione.
Anzitutto, è bene chiarire che il riconoscimento di diritti alle coppie gay e lesbiche non toglie nulla alla famiglia cosiddetta “tradizionale”, perché questa continuerà ad esistere anche se le coppie dello stesso sesso dovessero iniziare a sposarsi (o a contrarre unioni civili). Viceversa, continuare a sostenere il primato della famiglia eterosessuale rispetto alle coppie gay sminuisce il valore delle persone omosessuali, rendendole cittadini di serie B (o C o D, se vogliamo). Siccome l’omosessualità è una caratteristica personale alla quale non si sfugge e le persone e i loro legami personali restano genuini e dignitosi anche quando riguardano lo stesso sesso, non si vede su che base si può continuare a sostenere una distinzione tanto fredda e crudele. Non siamo forse tutti uguali e non abbiamo forse tutti “pari dignità sociale” a prescindere da caratteristiche personali, come dice l’art. 3 della Costituzione?
In secondo luogo, trovo aberrante voler punire un giudice per aver scritto una sentenza (che poi è stata firmata da un collegio di cinque giudici). E’ tipico di una mentalità retrograda, che si dimostra sempre insofferente al pensiero libero e, soprattutto, al pensiero seriamente e rigorosamente motivato. Forse anche solo al pensiero che non piace.
Oggi si è inserito nel dibattito anche Bruno Tabacci, che in un‘intervista, oltre a rigettare l’idea delle “nozze gay”, ha dichiarato che le “adozioni ai gay” (metto tutte queste virgolette perché sono espressioni, a mio parere, da supermercato) “non solo non vanno nella direzione della natura, ma in un’altra direzione“. Scusi, quale? Il che è un po’ sulla stessa lunghezza d’onda di Romano La Russa, che ieri ha a sua volta dichiarato che i gay sono malati ma possono curarsi.
C’è qualcuno, di qualsiasi partito, in grado di sostenere in modo serio, rigoroso, argomentato e scevro da pregiudizi o opinioni “di pancia” un discorso sui diritti delle persone omosessuali senza chiamare in causa la natura, le scienze mediche o la religione?
Ah sì, scusate, c’è la Cassazione. Ma le sue sono solo opinioni personali.