Ma l’entrata in scivolata del Greco fa rumore: gli ispettori individuano 16 pecche nelle norme italiane, ben 7 sul finanziamento dei partiti. Il rapporto ci invita a “verificare” se il reato di concussione non sia stato applicato in modo “improprio rispetto al reato di corruzione”; e sollecita l’introduzione del reato di corruzione tra privati e del traffico di influenze, così da sanzionare il gioco delle raccomandazioni. E ci chiede di intervenire sul finanziamento dei partiti con misure idonee a garantirne la trasparenza ed a scoraggiare la corruzione.
Dalla pubblicazione del documento, l’Italia avrà 18 mesi per adeguarsi. Dopo di che, il Consiglio d’Europa potrà intervenire con un richiamo formale oppure constatare che le pecche sono state sanate. Ma c’è poco da sperarci: il rapporto 2010 dell’Olaf vede l’Italia seconda solo alla Bulgaria nell’Ue per numero di indagini anti-corruzione condotte dall’Agenzia europea, 41, contro le 34 della Germania (e le zero della Danimarca).