Certo non doveva aspettarselo un agguato di quel tipo, sotto casa sua, a migliaia di chilometri da Mosca, nella City di Londra – in un posto che porta il nome poco pietoso di Isola dei cani, nei pressi di Canary Wharf, per essere precisi. Non doveva aspettarselo perché German Gorbuntsov, ex banchiere russo 42enne, crivellato da colpi di un’arma automatica, sparati con freddezza la sera di martedì scorso – e lasciato a terra sanguinante prima che all’arrivo di un’ambulanza tentassero inutilmente di rianimarlo – aveva lasciato la Russia nel 2009, con destinazione prima la Moldavia e poi Londra, nella speranza forse di voltare pagina. Ora è in coma indotto in un luogo della capitale inglese che non viene rivelato nell’estremo tentativo di proteggerne la sicurezza. In una stanza d’ospedale piantonata  24 ore su 24 per evitare che qualcuno finisca il compito che il killer, pur spietato, non si è curato di portare a termine fino in fondo.

Quanto al sicario, secondo le ricostruzioni di Scotland Yard si tratterebbe di un uomo alto più di 1,80 e vestito di nero, che un testimone ha visto dileguarsi tra i palazzi squadrati della City subito dopo aver sparato almeno quattro colpi sul corpo dell’ex banchiere. Perché ha agito? A questo proposito, invece, la polizia britannica è quanto meno reticente. Ma con il suo invito ad “evitare speculazioni” dà invece ad intendere che dietro il tentato omicidio si celano interessi e trame che vanno ben oltre i compiti della normale amministrazione del crimine.

“Ha tutta l’aria di un’esecuzione, per essere onesti, perché un’arma di quel tipo non viene usata da un dilettante di solito”, chiarisce alla Bbc l’ex consigliere del Cremino Alexander Nekrassov. La pista, quella al momento più plausibile, la suggerisce il quotidiano Kommersant, che stabilisce un legame tra l’attentato londinese e l’omicidio del finanziere russo Alexander Antonov, avvenuta a Mosca nel 2009, e di cui proprio Gorbuntsov sarebbe uno dei testimoni chiave.

Non si è mai stabilito chi e perché ha voluto la morte di Antonov. È vero, in seguito alle indagini tre uomini ceceni sono stati ritenuti responsabili dell’omicidio, tanto che devono scontare molti anni di prigione. Ma la sentenza non è stata ritenuta sufficiente a chiudere il caso. Che si è riaperto da poco, quando Gorbunstov ha chiamato in causa due suoi ex soci d’affari. Sono loro i responsabili della morte del finanziere? Gorbunstov avrebbe fatto a breve delle rivelazioni sul loro coinvolgimento nella morte di Antonov?

Ma soprattutto, l’ex banchiere russo paga per quanto stava per rivelare? Tra molte ombre, quello che sembra certo è un atroce, implacabile sospetto. Non sappiamo ancora se si tratti di un nuovo caso Litvinenko, ovvero se Cremlino e Kgb siano in qualche modo implicati. Quello che è certo è che Gorbuntsov, al contrario di quanto credeva, non era affatto al sicuro nella City. Il sospetto è anche che si tratti di un attentato maturato negli ambienti della criminalità organizzata russa. Agli occhi della mafia, Londra e Mosca non sembrano davvero essere troppo lontane.

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