Mentre il Pd discute al suo interno su quali modifiche apportare alla riforma Fornero, l’organizzazione giovanile del partito ha scelto con percentuali putiniane la linea anti-Monti. Domani mattina infatti l’assemblea congressuale dei Giovani democratici confermerà alla guida del movimento il segretario uscente Fausto Raciti, dalemiano rampante, molto vicino al responsabile economico di Bersani, Stefano Fassina, uno abituato a fiancheggiare la linea Fiom sui temi del lavoro e da sempre refrattario nei confronti del governo tecnico.
Raciti ha raccolto nel voto dei circoli il 74 per cento dei delegati, contro il 26 per cento dello sfidante Brando Benifei, anche lui bersaniano, sostenuto però anche dai dirigenti vicini a Franceschini. Il leader uscente ha fatto l’en-plein nelle regioni rosse e nel Meridione, mentre Benifei si è aggiudicato il Nord – una vittoria soprattutto simbolica visto che di tessere, dalla Romagna in sù, se ne contano poche.
Dal congresso emerge una linea tutta spostata a sinistra, che guarda con una certa diffidenza – per non dire ostilità – al sostegno del Pd all’esecutivo del Professore. “Prima per vincere era necessario convincere, oggi basta l’algida supremazia di un’economia che si è fatta pura tecnica, numeri a cui ci si affida come gli ubriachi si attaccano ai lampioni, per legittimare le politiche pubbliche”, si legge nelle tesi congressuali votate dalla stragrande maggioranza degli iscritti.
Inevitabile quindi la posizione di chiusura nei confronti di qualsiasi riscrittura dell’articolo 18. Aprendo ieri l’assise congressuale di Siena, Raciti è intervenuto sulla riforma del lavoro dicendo subito che Monti sta “tradendo la sua missione”e che il Pd fa bene a opporsi alla modifica delle norme sui licenziamenti. Fin dalla presentazione della mozione d’altronde emergevano critiche radicate all’economia di mercato che, si legge nel documento, insieme al capitalismo finanziario “nichilista”, “è stata capace di produrre diseguaglianze profonde”. Per sondare l’umore dei dirigenti del movimento, basta farsi un giro su internet e sui social network, dove da qualche giorno spopola il manifesto “Giù le mani dall’articolo 18”, con in calce il logo dei Gd.
Il parterre degli invitati alla convention senese, del resto, raduna tutti i dirigenti del partito che nelle ultime settimane hanno espresso critiche e perplessità nei confronti della riforma del ministro Fornero. Oltre a Bersani – intervenuto ieri all’apertura dei lavori – tra oggi e domani dal palco di Palazzo Ceccherini parleranno Fassina, Orfini, Cuperlo, Damiano e Rosy Bindi. E ovviamente Massimo D’Alema.