Ospite al Forum della Confcommercio a Cernobbio, il ministro del Welfare ha ripercorso l'iter e la trattativa con le parti sociali che ha portato alla nuova norma. Poi l'appello alle imprese: "Vorrei che gli imprenditori dicessero: 'In Italia si può investire, è un Paese nel quale si può competere e scommettere nel riconoscimento del merito"
Altro tema caldo, dopo le polemiche e le lotte dei giorni scorsi, è quello della temuta cancellazione (o indebolimento) dell’articolo 18 dello Statuto dei lavorati. ”Non può e non ha senso abolirlo” ha detto il ministro, secondo cui, al contrario, “c’è una parte che va rafforzata”. Il riferimento è ai licenziamenti discriminatori , e “questo c’è” ha rivendicato la Fornero. Nel caso invece di licenziamenti per motivazioni economiche, invece, non ci sarà il reintegro, ma un indennizzo “relativamente alto”.
Più o meno dello stesso parere il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli: ”Ci sembra siano stati trovati dei punti di equilibrio anche sulla vessata questione dell’articolo 18 che ci auguriamo siano confermati e rafforzati dall’iter parlamentare” ha detto introducendo l’intervento del ministro e aggiungendo che “qui è oggi rappresentata l’economia dei servizi, connotata da esigenze di flessibilità e dunque particolarmente attenta alla chiusura del circuito tra flessibilità e sicurezza sociale. Abbiamo condiviso l’impianto complessivo della riforma – ha detto Sangalli – costruita su un confronto franco e leale con parti sociali che ha permesso di condividere le esigenze: quella di evitare abusi e avere una buona flessibilità risponde ad oggettive esigenze strutturali“.
Elsa Fornero, poi, ha spiegato come il nuovo sistema di ammortizzatori sociali “nelle nostre intenzioni parte da subito” e “nel 2013 dovremmo avere l’Aspi e mini Aspi”. “E’ un buon cambiamento” ha detto il ministro, “è una scommessa sul mercato del lavoro per rendere l’economia italiana maggiormente attrattiva rispetto a disinvestimenti, ad aziende che magari chiudono qui per aprire in Serbia“. Una stoccata neanche tanto velata alle aziende italiane che decidono di portare la produzione all’estero, anche perché la nuova riforma – è il parere di elsa Fornero – “non ci sembra un cambiamento che stravolge e calpesta i diritti, né crea motivi per gravi tensioni sociali”. Poi il messaggio alle imprese: netto, chiaro, diretto. “Vorrei che gli imprenditori dicessero: ‘In Italia si può investire, non è più un Paese che erige cittadelle, è un Paese nel quale si può competere e scommettere nel riconoscimento del merito” è la speranza del ministro del Lavoro, che poi ha ricordato come il documento’ di riforma “è stato preparato attraverso un dialogo con le parti sociali: un dialogo lungo se si considera la brevità della vita del governo ma breve se si considera la vastità e le ambizioni dei temi che la riforma copre”.