Sostegno al governo Monti, correzione della riforma del lavoro, priorità “indifferibile” a una nuova legge elettorale. Questo il messaggio che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha portato questa mattina alla direzione nazionale del partito, riunita a Roma. La riunione si è aperta poco dopo la 10,30, con la riforma dell’articolo 18 al centro del dibattito. Presenti tutti i big del partito, oltre al segretario, da Dario Franceschini a Walter Veltroni, da Massimo D’Alema a Beppe Fioroni.
Nel suo intervento, Bersani ha subito posto l’accento sui nodi che il Pd dovrà risolvere. “Abbiamo una grande responsabilità verso gli italiani, non possiamo venire meno a questa responsabilità – ha detto – il Pd deve tenere insieme la connessione tra il sostegno convinto al governo che abbiamo voluto e il malumore, l’ansia di tanti cittadini spesso soli davanti alla crisi sociale che non ha dispiegato tutti i suoi effetti. I nostri elettori devono avere chiaro ciò che stiamo facendo, non solo ciò che faremo”. Una doppia linea, quindi, che tenga insieme la “necessità di sostenere Monti fino al 2013” con quella di correggere le “lacune” della riforma del lavoro, terreno molto sentito e molto scivoloso tanto dall’elettorato che dal partito, spaccato al suo interno tra i sostenitori del governo senza se e senza ma e l’anima più vicina agli ex Ds, che soprattutto sulla riforma dell’articolo 18 non ha nascosto i propri malumori.
Non per niente questa mattina il responsabile Lavoro del partito, Stefano Fassina, non ha nascosto il malcontento nei confronti della linea “dura” del ministro Fornero. “Il Parlamento è sovrano, la Fornero credo debba essere cauta con le parole”, ha detto. Quanto al rischio di una crisi di governo, Fassina ha auspicato che “il governo sia responsabile come i partiti che lo sostengono, come le forze sociali. Sul modello tedesco ci sarebbe stata una condivisione piena. Ma il governo ha mostrato meno senso di responsabilità di quello necessario. Il governo deve accogliere la posizione del Parlamento”.
Del resto, che il lavoro possa riaccendere una nuova balcanizzazione del partito, è un rischio conosciuto dal segretario. E così Bersani ha rivolto un appello alla direzione del Pd a muoversi in modo compatto: “Chiedo a tutti – ha detto – di stare a questo metodo, non prestiamo il fianco a chi vuole un Pd partito delle 100 voci”. Bersani ha anche aggiunto che il Pd rifiuta “di essere descritto come al seguito del carro di questo o quel sindacato”. La relazione del segretario è stata poi votata nel pomeriggio e approvata all’unanimità.