Il libro di Ermete Realacci, responsabile 'green economy' del Pd, racconta storie virtuose e di successo da Nord a Sud. Stasera alle 18 la presentazione a Milano con il ministro Corrado Clini
FRIULI – Valcucine: la cucina dematerializzata. E’ stata la prima in Italia nel settore cucine a ottenere la certificazione ambientale Iso 14001: 175 addetti, 40 milioni di fatturato, il 40 per cento di export in tutta Europa, Usa, e poi principalmente Russia, Cina e Corea – ha adottato un’ampia rosa di misure per ridurre il proprio impatto ambientale. Ha scelto le rinnovabili: sul tetto della fabbrica sono stati istallati pannelli fotovoltaici che coprono un terzo del fabbisogno. E in programma c’è un ampliamento dell’impianto. Non trascura l’efficienza energetica: gli operai lavorano, per esempio, alla luce di sole lampadine a led. Né trascura la scelta oculata delle materie prime. Ha sede a Pordenone.
MARCHE – Revolution: la sostenibilità tra gli scaffali. Da una parte c’è un cestino per la spesa in polipropilene vergine, dall’altra uno in plastica riciclata dai tappi di bottiglia. Il fondatore è Sergio Lupi, classe ’64, marchigiano di Porto San Giorgio (Fermo).
TOSCANA – Power One: inverter toscani alla conquista del mondo. Oggi è la seconda azienda al mondo nel settore degli inverter fotovoltaici, esporta il 50 per cento dei prodotti e copre il 15 per cento del mercato globale. Ma la storia dello stabilimento a Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo, ha avuto anche momenti bui. La premessa a questo exploit sta nell’eccellenza produttiva. I 1200 addetti che lavorano nello stabilimento toscano realizzano inverter per impianti fotovoltaici con il grado di efficienza più alto sul mercato.
CALABRIA – Ecoplan: gli ecopannelli tuttofare. L’azienda è di Gioia Tauro produce pannelli per i più svariati usi: dall’edilizia ai trasporti, dall’arredamento agli allestimenti fieristici. E lo fa usando scarti: quelli della lavorazione delle olive e della plastica. E i vertici dell’impresa spiegano: “Non è un’azienda che scende a patti. Nemmeno con la ’ndrangheta”.
SICILIA – Mandarin: artigiani dell’etere. E’ il primo operatore WiMax in Sicilia e ha sede ad Acireale, in provincia di Catania. WiMax sta per Worldwide Interoperability for Microwave Access: l’ultima frontiera per la trasmissioni dati senza fili. È un sistema che permette di inviare e ricevere ad alta velocità dati, quindi anche voce e video, via radio. Internet a banda larga senza cavi, cioè senza dover fare scavi e interramenti. La rete si tiene sulle base station, antenne molto simili a quelle usate per l’Umts dei cellulari, che rilanciano il segnale e che costituiscono l’ossatura del sistema. Oggi la rete del WiMax siciliano è composta da cento base station, che coprono buona parte della regione. L’uso della frequenza – 3,5 Ghz – viene dato in concessione dallo Stato, è cioè appannaggio esclusivo del gestore: questo, a differenza di quanto accade per frequenze libere come l’Hiperlan, mette al sicuro dalla saturazione della banda – troppe auto a percorrere la stessa autostrada, per usare una metafora – e ne fa quindi un canale adatto anche a esigenze molto specifiche, come quelle delle banche o delle amministrazioni pubbliche.