”Questa é una riforma seria ed equilibrata. Spero che i partiti capiscano: modifiche se ne possono fare, ma il governo non accetterà che questo disegno di legge venga snaturato o sia ridotto in polpette”. Parole nette quelle del ministro del Welfare, Elsa Fornero, che dalle colonne di la Repubblica ha lanciato un appello alle Camere e ai partiti: “Questo provvedimento potrà anche subire qualche cambiamento, ma chiediamo che il Parlamento sovrano ne rispetti l’impianto e i principi basilari. In caso contrario dovrà assumersi le sue responsabilità e il governo farà le sue valutazioni”.
Quanto affermato dal ministro del Lavoro, quindi, rappresenta un piccolo cambio di rotta rispetto a quanto affermato sabato dal premier Mario Monti al Forum Confcommercio di Cernobbio, dove il capo del governo aveva escluso la possibilità di modifiche ‘esterne’ alla sua squadra di ministri. In tal senso, le parole Fornero rappresentano un’ulteriore specificazione sul concetto di ddl che non sarà cambiato “salvo intese”. “Non vuol dire – ha spiegato il ministro – che la discussione è ancora aperta e che per un’altra settimana riparte la giostra. Il provvedimento è quello. Sull’art. 18 – ha specificato Elsa Fornero -, il senso della nostra riforma è chiaro: nei licenziamenti per motivi economici oggettivi è previsto l’istituto dell’indennizzo e non quello del reintegro. Questo principio base della legge dovrà essere rispettato”.
Sull’atteggiamento dei partiti e delle parti sociali nella trattativa per la riforma del lavori, il ministro ha raccontato che “il Pd si è più volte dichiarato disponibile a una ‘manutenzione’ sull’articolo 18 anche se noi non abbiamo mai capito cosa questo significhi nella pratica. Quanto alla Cgil – ha detto la Fornero – non ci ha mai fatto controproposte. Noi siamo sereni, con questo provvedimento per la prima volta dopo tanti anni cerchiamo di creare le condizioni per aumentare l’occupazione, rimettiamo mano agli ammortizzatori sociali“. E, sullo strumento legislativo in sé, la Fornero non ha avuto dubbi: “Un decreto legge sarebbe stato una forzatura, ma guai se questo venisse letto come un cedimento che consente ai partiti di fare melina, di annacquare la riforma. Sarebbe un disastro per l’Italia, anche sui mercati”.
Sul tema della riforma del lavoro, oggi è tornato a parlare anche il presidente del Consiglio Mario Monti, che sull’aereo che lo portava da Astana e Seul ha ulteriormente specificato ai cronisti il suo parere sul ddl approvato la scorsa settimana, definito “equo e incisivo”. E per questo, fermo restando che il Parlamento è “sovrano”, l’esecutivo cercherà di “avere un risultato finale, in tempi non troppo lumghi, il più vicino possibile al testo varato dal cdm”. Il premier, poi, ha detto di sentire “il peso di decisioni non facili” dettate dal fatto che la situazione dell’Italia “era piuttosto grave”, ma il suo governo ha “cercato di essere equi nel distribuire i sacrifici” per risanare la situazione.