In Italia ogni giorno circolano 36.4 milioni di veicoli (in Cina sono molto di meno) che percorrono una media di 13mila Km all’anno, il 26% in più della media europea. Con questi numeri il nostro Bel Paese detiene il primato mondiale di auto private pro-capite. A dirlo è una fonte non sospetta, il Ministero dello Sviluppo Economico nella Guida al consumo di carburante e alle emissioni di CO2 del 2011, aggiungendo, tra le altre cose, che nel 2009 i trasporti sono stati responsabili del 24,3% delle emissioni totali nazionali di gas serra (di cui il 58,7% deriva da trasporto passeggeri su strada).
Aldilà dei numeri e delle percentuali, il dato significativo è che in Italia sembra che non si possa fare a meno della macchina. Ma perché?
Se dovessi fare la classifica dei perché, metterei al primo posto la mancanza di alternative. In Italia non esiste, se non in pochi comuni, un piano di mobilità che disincentivi l’uso della macchina e valorizzi i mezzi pubblici, la bici o l’andare a piedi. Prendiamo l’esempio di una città come Roma che, secondo il rapporto Legambiente-Fiab ha una ripartizione modale degli spostamenti decisamente a svantaggio della mobilità sostenibile (bici, trasporto pubblico, pedoni). Che alternative ci sono?
Se decidi di andare in bici lo fai a tuo rischio e pericolo, perché nella catena evolutiva dei trasporti sei come una formica mentre passa un branco di elefanti; le piste ciclabili, le poche che ci sono, sono frammentate e non collegate; se vuoi far salire la bici su un mezzo pubblico non puoi farlo, se non di sera o nei festivi;
Accantonata l’idea della bici, provi a prendere la metro o l’autobus. Nel primo caso devi avere la fortuna di abitare o di dirigerti nei pressi di una delle poche fermate esistenti; nel secondo, l’autobus, non riesci neppure a salirci per quanta gente è stipata dentro.
Puoi andare a piedi, ma questo a Roma è un privilegio che pochi si possono permettere e devi essere anche fortunato a trovare un marciapiede largo abbastanza da ospitare sia te che una macchina o uno scooter.
Allora non ti resta che prendere la macchina o la moto.
Laddove non è necessaria, l’auto è comunque un bisogno indotto. Le pubblicità delle auto sono ovunque, in Tv, alla radio, sui giornali, sul web, e spesso sono le più belle. E, come dimostrato in un rapporto di Terra!, la stragrande maggioranza delle pubblicità è per giunta ingannevole perché non riporta i messaggi pubblicitari in maniera corretta, rendendo minima l’evidenza dei consumi (avete presente gli asterischi minuscoli sui cartelloni pubblicitari?). Pubblicità talmente pervasive, talmente allettanti che chiunque –o quasi- è disposto a farsi i debiti per comprarsi l’ultimo modello.
Certo, anche in altri paesi europei esistono le pubblicità di auto e spesso sono molto belle. Ma esistono anche dei piani nazionali di mobilità, metropolitane ovunque (a raggiera, lineari e/o circolari), carreggiate stradali equamente suddivise per circolare a piedi, in bici e in auto, zone a moderazione di traffico (le famose – all’estero – Zone 20-30), reti di piste ciclabili degne di questo nome e non spezzoni che si perdono nel vuoto, etc.
In questo paese manca tutto questo ma, soprattutto, manca un Piano nazionale sulla mobilità sostenibile, che generi un meccanismo virtuoso, aumenando l’intermodalità (cioè l’uso combinato di diversi mezzi), diminuendo il bisogno di avere un’auto.
Perché mi chiedo, che senso ha ridurre le emissioni –e peraltro lo si sta facendo molto poco- se continuiamo ad aumentare esponenzialmente il bisogno, reale o indotto, di avere una macchina?