Qualche giorno fa, al ritorno da una gita in montagna, ho visto dei tenerissimi agnelli pascolare in un prato insieme alle loro madri. Ieri ho visto fuori da una macelleria la scritta “si vendono agnelli interi o a pezzi”.

Ogni anno a Pasqua, secondo l’organizzazione animalista Agire Ora, in Itala vengono uccisi qualcosa come novecentomila tra agnelli, pecore e capre.

Mi vengono in mente molte considerazioni quando penso a tanta efferatezza gratuita (non ce l’ha ordinato il medico di cibarci di agnelli): si deve proprio festeggiare la Pasqua uccidendo? In un paese sedicente cattolico ha senso festeggiare la rinascita di Cristo con un eccidio? E, tra l’altro, con l’uccisione proprio di quell’animale che rappresenta Cristo? “Agnello di Dio che togli i peccati dal mondo”…

Ma penso anche quanto potrebbe fare un boicottaggio collettivo: talvolta le azioni di boicottaggio nel mondo hanno prodotto effetti. Se non ci fosse più domanda di agnelli, il mercato dovrebbe adattarsi e risparmiarli.

D’altra parte penso anche la sterminata insensibilità che ci circonda, e che fa sì che la gente mangi la carne senza porsi minimamente il problema riguardo alle condizioni di vita negli allevamenti ed alla uccisione (che poi è una liberazione) degli animali allevati. Sicuramente fanno così anche con gli agnelli: ne apprezzano la carne, non pensano che qualche giorno prima pascolavano insieme alla madre.

Ma torniamo al boicottaggio, io rilancio l’idea. E comunque, almeno voi che mi leggete, vi prego, niente agnelli a Pasqua, ve lo chiedo per favore!

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