“Ma….é vero che il Professor Monti è suo cliente, e che adora la vostra chinoise, signora Karin?”.
Balbetto la fatidica domanda, dopo aver ingoiato il quinto carciofino intriso della salsa al pepe di cayenna. Finalmente l’ho detto. Ho trovato il coraggio.

Lei, la sfingelvetica non batte palpebra. E mi studia per qualche secondo, reggendo il pentolino di rame col brodo caldo.
Il mio volto si compone, lesto, nell’espressione più idiotamente rassicurante.
Poi lei avanza, muta. Con quell’arma impropria che le fuma tra le mani e sembra piegarsi verso di me.

Un brivido di paura mi assale:
“Oddio! l’elvetica intende sopprimermi??”. Respiro! Mi supera! E appoggia il pentolino al centro del tavolo.

La guardo e non la riconosco. Sorride: “Sì! Il professore è un vecchio cliente”, chiosa con le guance paonazze, “d’estate, quando viene in vacanza in Engadina, la chinoise qui, a Sils Maria,è la tappa del gusto alla quale non resiste”.

La chinoise: un pentolino di brodo bollente dove fettine di carne cruda tagliate a carpaccio, infilzate in lunghe forchette puntute, non trovano scampo, e s’indorano in pochi secondi. Lo vedo, il Professor Monti, che impugna con fare maestoso la forneroforketta e la affonda in un pezzetto di esodatovitello. Lo sento, il gemitare dei manzopensionati, che scottati dal brodo caldo, raggiungono le auguste labbra del Professore, dopo una sosta all’imbratto nella salsa di curry!

Finalmente esco dal ristorante. Alticcia, e con le labbra ancora intontite dal pepe di cayenna. Di fronte a me, un austero palazzo si staglia. E’ la Nietzsche Haus, la casa di Nietzsche.
Pare che il filosofo tedesco abbia trovato l’ispirazione di “Così parlò Zaratustra” tra queste montagne…! Spero che al professor Monti sia sfuggito.

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