Molti dei commenti al mio primo post parlano di poker in relazione a una parola che io non avevo nemmeno citato: sport.
Ma il poker può davvero essere considerato tale? Per rispondere a questa domanda può essere utile un confronto con altri giochi che vengono spesso definiti “sport della mente”.
Gli scacchi sono un gioco ad informazione completa; ogni giocatore vede tutti i pezzi e le azioni dell’avversario e il più forte vince sempre.
Il bridge (disciplina sportiva associata riconosciuta dal Coni) è un gioco ad informazione incompleta; ogni giocatore conosce solo le sue carte ma il più forte vince sempre lo stesso.
Il poker, come il bridge, è un gioco ad informazione incompleta; ogni giocatore conosce solo le sue carte e quelle comuni ma non quelle degli avversari. Tuttavia il più forte non sempre vince.
Sono evidentemente tutti e tre giochi di abilità ma nel poker c’è una componente di alea che incide moltissimo nella singola mano o nel singolo torneo e sempre meno nel lungo termine, fin quasi ad annullarsi.
Anche Djokovic può perdere una partita contro il numero cento del ranking mondiale ma se giocassero mille volte mediamente risulterebbe vincente.
Se così non fosse non potrebbero esistere professionisti.
Anche i golfisti pagano somme ingenti per iscriversi a tornei dove non hanno la sicurezza di vincere i premi in denaro in palio ma non per questo sono tacciati come giocatori d’azzardo.
Anche loro sono aiutati economicamente dagli sponsor.
Anche loro studiano e si allenano duramente per raggiungere i loro obiettivi.
Anche loro tirano le somme a fine stagione.
No, non credo che il poker possa considerarsi uno sport. Ma per molti versi ci somiglia parecchio.