Cambi di casacca, spaccature e scontri. La crisi politica che il Comune di Reggio Emilia sta vivendo è sempre più dura e con l’avvicinarsi delle elezioni nel comune di Campegine, l’equilibrio tra le forze in gioco sembra tendersi sempre di più. Prossimi al voto, i partiti locali stanno preparando una campagna elettorale che permetterà anche di tirare le somme sul secondo mandato del sindaco Graziano Delrio. Il primo cittadino, infatti, si trova al governo di un’amministrazione quanto mai incerta, fatta di forze pronte a darsi battaglia punto per punto.
La spaccatura che si è verificata nel consiglio comunale di Reggio Emilia, al momento di votare l’emendamento sull’applicazione progressiva dell’Irpef, è infatti irreversibile. E avrà ripercussioni anche sulle elezioni locali che si terranno ai primi di maggio. Il Pdci, che ha lasciato la maggioranza non appena la proposta è stata bocciata (il Pdci non ha consiglieri in comune, ma ha sostenuto durante il mandato elettorale la maggioranza del sindaco Delrio, n.d.r.) è deciso a strappare Campegine al Partito Democratico. “Abbiamo presentato una nuova lista civica, che abbiamo chiamato Civica per Campegine, riunendoci con la Federazione della Sinistra, i Verdi e numerosi cittadini che, scontenti, hanno lasciato le fila del Pd e dell’Idv – ha dichiarato Donato Vena, segretario Pdci di Reggio Emilia – è un piccolo comune, ma la sua importanza è dovuta alla storia di resistenza per la quale la città, terra d’origine dei fratelli Cervi, si è storicamente distinta”. Un baluardo simbolicamente importante che, secondo la nuova forza d’opposizione, formatasi a seguito della rottura con la maggioranza, rappresenterà un banco di prova per il centrosinistra al governo.
“Abbiamo costruito un’alleanza forte, che gode dell’appoggio informale anche del Movimento 5 Stelle – ha aggiunto il segretario Pdci – Sel e Idv invece si sono tirati indietro. Il primo perché aveva un accordo sottobanco con l’attuale candidato a sindaco, Paolo Cervi, 27 anni, probabilmente del tipo lealtà in cambio di un assessorato. Italia dei Valori, invece, ha abdicato alla corsa, ma ha scelto comunque di non andare contro al Pd”.
Una trama politica che, secondo Vena, potrebbe creare non pochi problemi nella cittadina reggiana. “Qui la gente ha creduto per molto tempo che passando al Pd si sarebbe tesserata all’erede del vecchio Pci, ma pian piano in molti si stanno rendendo conto che le cose non sono così. Inoltre, quella parte di elettori di sinistra che condividono la posizione della Cgil non sono più in sintonia con i Democratici, specie da quando si parla di articolo 18”.
Una crisi, quella provocata dalla bocciatura dell’emendamento, che Delrio poteva evitare. “Noi e i Verdi siamo le forze che gli hanno permesso di non andare al ballottaggio, ma di vincere al primo turno. Non abbiamo ricevuto nessun riconoscimento per il nostro appoggio, nemmeno un sostegno quando abbiamo presentato proposte, come quella sull’irpef, che avrebbero giovato al 94% della popolazione cittadina”.
La mozione – casus belli, tuttavia, non ha separato solo le forze della maggioranza. Perché anche all’interno del Pd stesso, 3 consiglieri hanno votato a favore, quindi contro la posizione del partito, e 5 si sono astenuti. “Se la Lega e il Pdl avessero votato tutti, ma due consiglieri azzurri percepiscono un reddito superiore a 75.000 euro per cui se l’emendamento fosse passato si sarebbero autotassati, era chiaro che si sarebbero astenuti, avremmo vinto. Questo denota come la maggioranza non sia più omogenea” ha chiosato Vena “Delrio ha di fatto scaricato il grattacapo sul prossimo candidato sindaco, che si troverà un centrosinistra disgregato. Ma lui è al termine del secondo mandato, quindi si può dire che non sarà un problema suo”.
Più che altro, almeno a breve termine, è il Pd ad avere grattacapi. Recente è infatti lo screzio con Idv, che a febbraio ha sfiorato la spaccatura in consiglio provinciale, sempre a Reggio Emilia. Oggetto della discordia, allora era stato il voto sull’appalto alla Global Service, servizi integrati e di manutenzione per la gestione immobiliare del patrimonio provinciale, assegnato a un’associazione di impresa temporanea di cui fa parte anche la Koinos, costituita dalla Cna, il cui direttore generale è il marito della presidente della provincia, Fabio Bezzi.
“Questa nuova sinistra che abbiamo formato è pronta a dare battaglia a Delrio e alla maggioranza – ha concluso Vena – lontani sono i tempi in cui il voto era in qualche modo garantito, oggi l’elettorato è cambiato e Campegine sarà il banco di prova. Cominceremo col portare all’attenzione della Regione il problema dell’addizionale regionale, progressivo ma non proporzionato sui bisogni dei cittadini”.