Il tribunale di Bologna dà ragione alla Fiom: il metalmeccanici rappresentati dalla Cgil hanno diritto ad avere i propri rappresentanti in fabbrica. A febbraio le Rsu, oltre a non essere più riconosciute dall'azienda, erano state costrette a sgomberare le stanze sindacali degli stabilimenti bolognesi
La sentenza è arrivata questa mattina e nella sostanza ha accolto in pieno la tesi dei legali della Fiom. “La decisione del giudice – ha spiegato l’avvocato Franco Focareta – è importantissima perché mette in discussione la strategia di Marchionne che a livello nazionale ha portato all’esclusione del sindacato di Landini dalle fabbriche”.
Motivo dello scontro l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori: “Rappresentanze sindacali aziendali possono essere costituite ad iniziativa dei lavoratori in ogni unità produttiva nell’ambito delle associazioni sindacali che siano firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nella unità produttiva”. Per la Fiat la lettura era chiara: se non si ha firmato un accordo con l’azienda non si può avere l’agibilità sindacale in fabbrica. La Fiom ha invece contestato una interpretazione considerata “formalistica” e contraria ai dettami costituzionali.
Oggi il pronunciamento del giudice, che nelle 6 pagine di decreto depositate questa mattina ha dato ragione alle tute blu. “Il dato formale della materialità della sottoscrizione di un contratto di qualsiasi livello – recita il decreto – non appare indispensabile essendo, al contrario, molto più probante l’effettiva partecipazione al processo di formazione del contratto anche in senso critico”. E ancora: “Apporre la firma su un contratto dopo aver espresso contrarietà allo stesso per il solo fatto di non perdere gli spazi di diritti sindacali appare atteggiamento sicuramente molto più limitativo della libertà sindacale”. Il rischio, conclude il giudice, è che “l’azienda si scelga i propri interlocutori”.
Quello della Fiom bolognese è il primo di una trentina di ricorsi presentati in tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat in Italia. L’azienda ora avrà 15 giorni per decidere se opporsi – e all’agenzia Radiocor ha già annunciato di voler procedere in tal senso – ma nel frattempo dovrà aprire immediatamente i propri cancelli alle rsu escluse, che solo un mese e mezzo fa avevano abbandonato in lacrime le salette sindacali dei due stabilimenti bolognesi. “Si tratta di un ricorso, e se la Fiat non adempierà subito alle richieste del giudice commetterà reato”, ricorda l’avvocato Focareta. Una vittoria, quella delle tute blu, che prima che legale è politica. A prendere parola anche Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil: “E’ la dimostrazione che il nuovo contratto imposto dalla Fiat ha l’obiettivo di escludere il sindacato più rappresentativo del settore e di limitare le libertà sindacali delle singole persone. Ora l’azienda dimostri responsabilità e applichi lo Statuto dei Lavoratori, le leggi e i principi costituzionali”.
Nei prossimi giorni arriveranno mano a mano le decisioni sugli altri ricorsi presentati sempre dalla Fiom, e non è detto – nonostante tutti i ricorsi siano identici – che un giudice non possa dare ragione alla Fiat piuttosto che sollevare eccezione di costituzionalità. Proprio per questo la Fiom nelle scorse settimane ha più volte chiesto al Parlamento e al Governo di approvare al più presto una nuova legge sulla rappresentanza sindacale.
La sentenza del giudice apre anche un’altra partita. In questi giorni negli stabilimenti del gruppo Fiat i sindacati firmatari dell’accordo separato hanno avviato le procedure per le elezioni delle nuove Rsa (ex rsu). Ovviamente senza la Fiom, che ora però chiede di fermare tutto, a partire proprio da Bologna. “Cisl e Uil ci pensino bene – spiega il segretario della Fiom di Bologna Bruno Papignani – perché potrebbero ritrovarsi con elezioni irregolari e rappresentanti sindacali senza titolo”.