Questo governo sempre meno Robin Hood sempre più Sceriffo di Nottingham. Sull’articolo 18 Elsa Fornero non arretra di un passo. La sua più che a una riforma assomiglia sempre più a una relazione di Marchionne al cda della Fiat. Il presidente Monti arriva al ricatto minacciando le dimissioni “se il Paese non è pronto posso anche lasciare”.
Il Parlamento va sempre ascoltato altrimenti è la democrazia a perdere. L’immagine all’estero di Monti e dei sui tecnici è molto positiva. Oggi il presidente Obama si alza per andare a stringergli la mano mentre prima faceva finta di non sentire B. quando lo chiamava ad alta voce. L’aspetto del governo parrebbe solido, ma nel momento in cui si occupa di settori di interesse del Cavaliere, come Rai e Giustizia, d’incanto i duri e puri diventano teneri come ricotta.
Il primo giorno di primavera è stato pubblicato in Gazzetta il decreto di delega del ministro Passera che assegna al professor Massimo Vari la competenza, in qualità di sottosegretario, degli affari che riguardano i settori delle telecomunicazioni: poste, radio e televisioni, informatica e telematica, rete e frequenze. L’amico di Gianni Letta, che B. avrebbe voluto a capo dell’Agcom (Autorità di garanzia nelle comunicazioni ) e che al momento della nomina a sottosegretario lo ha fatto esultare: “Grande Passera”, ha reso felice anche Fedele Confalonieri che prima aveva minacciato seri licenziamenti a Mediaset, fa annunciare a Pier Silvio il cambio di rotta: “Nessuna cacciata solo tagli ai costi”. Vari nella vita si è sempre occupato di Pubblica amministrazione e mai di telecomunicazioni. Ciò significa che il vero stratega del ministero sarà Roberto Sambuco, l’uomo di Bisignani (dalla P2 alla P4). Il primo atto ufficiale di Passera appena insediato allo Sviluppo economico è stato quello di confermare Sambuco (noto per aver inventato il beauty contest) a capo del Dipartimento delle telecomunicazioni del ministero. Tanto valeva lasciare Paolo Romani che aveva trasformato il ministero nella sede romana di Mediaset.
La nota conclusiva riguarda il solito Gasparri. Se fossi nei panni del direttore generale Lei starei attento a usarlo come avvocato difensore d’ufficio. L’ultima riguarda il debito della Rai che, a detta degli esperti, ammonterebbe a circa 350 milioni, previsto a suo tempo dall’ex Mauro Masi, oggi negato da Gasparri nonostante gli ultimi dati pubblicitari dell’azienda registrino una perdita del 17% nel primo trimestre del 2012 sull’anno precedente che a sua volta era in perdita rispetto al 2010. Domanda alla portata dell’avvocato Gasparri: come fa Mediaset a perdere solo l’8,1% di pubblicità pur battuta in tutte le fasce orarie dalla Rai?
Il Fatto Quotidiano, 28 Marzo 2012