Il governo del partito popolare tira dritto dopo le pressioni dell'Ue: "Così diventeranno duraturi gli investimenti". Ma il sindacato non ci sta: "La proposta del governo mette in discussione la contrattazione collettiva e suggerisce che l'economia spagnola si basa su una concorrenza fatta di bassi salari"
Dall’Europa è forte la pressione sul governo di Madrid: la riforma del mercato del lavoro è imprescindibile in Paesi come Italia e Spagna, ha detto il commissario europeo per la Concorrenza, Joaquin Almunia. Ma i sindacati si appoggiano su un malcontento che parte da un tasso di disoccupazione da record e che arriva a contestare una riforma che renderà più facile il licenziamento da parte delle imprese, taglierà i sussidi di disoccupazione ed aumenterà la precarietà dei giovani.
Malgrado gli annunci del governo e le intimidazioni lanciate dalla Confindustria spagnola, i sindacati non hanno fatto marcia indietro. Anzi, con il sostegno del partito socialista si preparano a dare battaglia anche in Parlamento, con una serie di emendamenti che puntano a stravolgere il contenuto della riforma. “Le misure del Partido Popular sono un pacchetto di interventi – ha dichiarato Fernández Toxo, il segretario di Comisiones Obreras, il principale sindacato spagnolo – che toccano tutte le sezioni del diritto del lavoro e lo fanno in un certo senso in un modo destabilizzante, radicale. Mettono anche in discussione in modo preoccupante la contrattazione collettiva. Si tratta di un tentativo mascherato di rendere individuali i rapporti di lavoro e, soprattutto, ciò che indica è che l’economia spagnola si basi su una concorrenza fatta di bassi salari”.
I sindacati inoltre denunciano di essersi trovati con il governo Rajoy davanti ad un muro: “Lo sciopero – prosegue Fernandez Toxo – è l’unico scenario possibile visto che il governo ha deciso di buttare via tre decenni di dialogo tra parti sociali ed esecutivo. Contrariamente a quanto è stato detto dalla propaganda ufficiale, non ci sono state riunioni negoziali. E nemmeno degli incontri con Mariano Rajoy, da quando è primo ministro. E’ un atteggiamento senza precedenti. Quindi non potevamo più aspettare”.
I sindacati si attendono una grande adesione alla protesta e in effetti aumentano le reazioni dopo le uscite del governo che si dice irremovibile sul testo di riforma. “Sarebbe la prima volta che il governo fa il contrario di quello che dice – ha dichiarato Candido Mendez del sindacato Ugt (la Unión general de los trabajadores) – Ha detto che non avrebbe aumentato le tasse e le ha alzate, ha detto di voler limitare i licenziamenti e ha fatto il contrario. Ora dice che non cambierà nulla? Mi sembra strano”.
Contemporaneamente ai sindacati anche tutte le realtà sociali sono mobilitate per la serrata. Vari collettivi studenteschi e le organizzazioni confluite nell’ultimo anno nel movimento “15M” invitano allo sciopero totale del consumo. Inoltre sono previste diverse iniziative, tra cui alcune con effetto sopresa. Le stanno preparando a Barcellona in un festival sulle forme di proteste creative dal titolo “Como acabar con el mal” (www.comoacabarconelmal.net), cioè “Come farla finita con il male”.
“Farla finita con il male è una metafora – racconta David, uno degli organizzatori del festival – Con la crisi siamo invasi da molte forme di male: la disoccupazione, gli abusi di potere delle istituzioni la corruzione politica. Un giovane in questa città guadagna non più di 500 euro al mese. Non ha una prospettiva. Ci resta solamente la possibilità di farla finita con il male. L’intenzione del festival è di ispirare le persone a riunirsi in collettivi. Durante lo sciopero ci saranno gruppi che realizzeranno diverse azioni, come mai viste in passato, per sorprendere il potere”.