Civati ha promosso un sit-in sabato prossimo dalle 10.30 sotto il nuovo Pirellone, con lo scopo di esprimere dissenso e volontà di cambiamento nei confronti del Governo regionale e del suo quasi ventennale Presidente. Ci andrò, perché sono d’accordo, e perché voglio che non si dimentichi un pezzo della storia. Formigoni è l’uomo forte di un sistema di potere, ma non è, da solo, “il sistema”, che anzi rischia di sopravvivergli in ciò che vi è di più profondo e istintivo: il disprezzo della legalità.
Cementificazione e avvelenamento del territorio lombardo, lottizzazione delle asl e delle municipalizzate, negazione delle libertà civili e della laicità, non sono il prodotto di un uomo solo, né di una sola parte. Con distinti gradi di consapevolezza, attraverso azioni od omissioni, è stato dato un contributo variegato ma determinante da parte non solo di correnti e bande di ogni colore politico, ma anche delle galassie Cl-Compagnia delle Opere d’intesa con Cooperative rosse-bianche-verdi, di banche e cordate imprenditoriali-editoriali, e molto altro ancora.
Certo, ci voleva un Formigoni per fare affari con Saddam. Ma ci voleva un sistema giustizia come quello lombardo oltre che italiano per far finire sempre tutto nel nulla delle sabbie mobili e delle prescrizioni.Per restare ai partiti, parteciperò al sit-in da Radicale, cioè sapendo che quando denunciammo l’impossibilità legale di Formigoni a svolgere un quarto mandato presidenziale, ci fu Penati (ma non Civati) a dire che andava tutto bene. E quando sospettammo la truffa elettorale, ci fu il Pd a negarci la copia dei moduli di Formigoni, e che fu sempre il Pd a convertire in legge in Parlamento il decreto Salvaliste, come ci fu tutta l’opposizione a ratificare l’elezione di due consiglieri regionali ineleggibili, e i loro leader politici e televisivi restarono sempre rispettosi e deferenti quando incrociavano il Celeste sul piccolo schermo, senza mai menzionar di firme false.
E potrei continuare, sugli strani pseudo-garantismi che hanno accompagnato la nostra scoperta della truffa elettorale (costringemmo noi la magistratura a riaprire le indagini), e dei quali ora, al rimorchio di altre inchieste, non si vede più traccia.Ma la subalternità di buona parte delle opposizioni al sistema di potere lombardo non è una buona ragione per lasciar cadere l’invito di Civati. Il quale Civati, insieme ad altre “diversità” di comportamento rispetto ad altri della sua parte, ha anche avuto quella -merito o demerito, ciascuno valuterà- di invitare i Radicali. Dunque sabato sarò, per l’ennesima volta, sotto il nuovo Pirellone, stavolta in più ampia e variegata compagnia, affinché non ci si scordi di un pezzo della storia, e affinché si prepari un’alternativa che sia davvero tale.