Quattro arresti per il flop dei punti verdi qualità: mutui facili per cantieri mai terminati. Mentre i fondi per la lotta contro le tossicodipendenze sono finiti agli amici del sindaco
Mazzette e Parentopoli: nulla di nuovo nella gestione che, da quattro anni a questa parte, il sindaco di Roma fa della cosa pubblica. Solo che ogni giorno il pozzo diventa sempre più fondo.
C’è un’inchiesta ancora all’inizio: il flop dei Punti verdi qualità, progetto che risale a Rutelli e Veltroni, poi affidato alla gestione del capo della segreteria Antonio Lucarelli che oggi giura di non occuparsene più. Tutto ruota attorno allo sviluppo di aree verdi cittadine, dotate di attrezzature sportive, affondato nel pantano di lavori non ultimati e in una truffa culminata ieri con l’arresto di due noti imprenditori e due architetti in servizio presso Roma Capitale. I due imprenditori, Marco Bernardini e Massimo Dolce, sono amministratori della Maspen Center Sport srl, società concessionaria per la realizzazione del “Parco Spinaceto”. Gli architetti sono invece Stefano Volpe e Annamaria Parisi, marito e moglie, e lavorano presso l’ufficio tecnico del Comune. La Finanza ha eseguito 25 perquisizioni in uffici e case di una dozzina di indagati. La truffa nel 2011 è già costata alla giunta capitolina almeno 11 milioni di euro, sborsati per coprire mutui agevolati, concessi dal Credito cooperativo, grazie a fideiussioni garantite dal Comune che si ritrova proprietario di cantieri abbandonati, e titolare di mutui non pagati dagli imprenditori che ne avevano beneficiato al solo scopo di entrare in possesso dei sostanziosi anticipi. Tra i reati contestati la truffa aggravata, il falso ideologico e materiale e la corruzione. A dare avvio all’inchiesta sono state le denunce presentate dall’architetto Annunziato Seminara, titolare della Euroimpresa, e dall’imprenditore Sergio Cerqueti, titolare della Tecma, improvvisamente accortisi che ingenti somme di denaro venivano movimentate a loro insaputa sui conti correnti aziendali. Somme corrisposte dal Credito Cooperativo, a titolo di mutuo per i lavori del Parco Spinaceto, che Dolce e Bernardini intendevano così distrarre dalla loro destinazione.
A pagare anche Lucia Mokbel, sorella del più famoso Gennaro, tuttora agli arresti per la truffa Fastweb e Telecom Sparkle. L’imprenditrice, nota dai tempi del sequestro Moro per aver segnalato il covo di via Gradoli, è interessata all’area di parco Feronia. Dalle 60 pagine dell’ordinanza emerge che Bernardini e Dolce “per sbloccare il pagamento abbiano fatto una lettera di diffida al Credito Cooperativo e pressioni nei confronti dell’assessore all’Ambiente Marco Visconti ottenendo l’interessamento del vice sindaco Sveva Belviso” di modo che “nonostante le problematiche intercorse il Comune di Roma nella persona di Fabio Tancredi ha ribadito il suo nulla osta per il pagamento del secondo stralcio”. Da una telefonata fra Dolce e Volpe emerge la prova del sistema corruttivo: il Dolce avvisa Volpe della cattiva fama che lo circonda quale soggetto che fa “macheggi” e che “pia ’ sordi”. C’era stata anche un’interrogazione al sindaco sulla Belviso, cui era seguita una secca smentita: “Il marito del vice sindacononconoscenétantomenoharapporti lavorativi con gli imprenditori di Spinaceto”.
Mazzette da un lato, parenti e amici dall’altro. Anche sulla pelle delle persone. In questo caso, dei tossicodipendenti. I bandi 2011 per l’erogazione di servizi e di prevenzione, infatti, se li sono aggiudicati – salvo sorprese della giustizia amministrativa – enti che per la maggior parte fanno capo a un gruppo romano di tutto rispetto: le famiglie Rampelli, Marsilio e l’ex ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Stiamo parlando di una cifra importante, 2 milioni e mezzo di euro. A denunciare lo scandalo sono gli enti esclusi da quei bandi, gli stessi che hanno gestito per quasi vent’anni il settore tossicodipendenze. Il Coordinamento nazionale comunità accoglienza Lazio e il Roma Social Forum hanno presentato un dossier che fa le pulci ai bandi pubblici. Tutto comincia, dicono, con la nomina a presidente dell’Agenzia comunale per le tossicodipendenze di Massimo Canu, psicologo cresciuto nelle file del Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano, protezione civile e servizi sociali). Un mondo fondato – tra gli altri – dallo stesso Alemanno e intorno al quale ruotano Fabio Rampelli, la sorella Elisabetta (avvocato, è nel comitato scientifico, così come il marito Loris Facchinetti) e Giorgia Meloni (il suo capo dipartimento viene dal Modavi). Anche la moglie di Canu, Maria Teresa Bellucci, ha la stessa provenienza: prima braccio destro di Laura Marsilio, ex assessore capitolino alla Scuola e sorella del deputato Marco, poi dirigente presso l’assessorato alla Famiglia, dal quale dipende l’Act. Attraverso i bandi 2011, cui ha partecipato in partnership con altre associazioni, il Modavi riceverà 350 mila euro. E questo nonostante sia cambiato, nel frattempo, il direttore dell’Agenzia.
Oltre 76 mila euro sono andati, per un progetto di prevenzione, alla Asi Ciao (Alleanza sociale italiana Coordinamento imprese sociali, associazioni, organizzazioni non profit). Un ente di promozione sociale e culturale che ha ricevuto in passato (dalla Marsilio) 45 mila euro per il Carnevale in tre municipi e 265 mila euro (dalla Meloni) per la sicurezza stradale. Sempre all’ex ministro fa capo la cooperativa sociale Integra, il cui amministratore unico, Juri Morico, vanta un passato in Azione Studentesca. Integra andrà a gestire (per 716 mila euro) la Comunità Città della Pieve. Come è stata possibile questa virata? La maggior parte dei soldi, lamentano le associazioni escluse, vanno ai progetti di prevenzione e non ai servizi. Il che andrebbe bene, se non fosse, per esempio, che sono stati finanziati con 100 mila euro 5 progetti per la “prevenzione in età prescolare”. Come insegnare ai bambini di tre anni a non bucarsi.
di Rita di Giovacchino e Silvia D’Onghia