Dopo il miliardario russo Roustam Tarìko, che a dicembre scorso ha acquistato il 70 per cento delle cantine Gancia per 100 milioni di euro, ora è la volta dei magnati indiani, cinesi e brasiliani: la loro è stata una presenza non disinteressata al Vinitaly di Verona
Oltre al paperone russo ci sono altri investitori, forse meno appariscenti, che stanno imbastendo operazioni simili. Come spiega il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, “i segnali di interesse per le nostre cantine non arrivano solo da Stati Uniti o Russia ma da tutte le aree del mondo in forte crescita. “A muoversi – ha aggiunto – sono anche investitori cinesi, indiani o brasiliani. Questi ultimi in particolare avrebbero già individuato una possibile acquisizione in Emilia“. Un fatto tutto sommato positivo, commenta Vallarino Gancia, in quanto “ulteriore testimonianza del valore delle nostre produzioni, capaci di attrarre in Italia capitali stranieri nonostante i rischi del momento e le difficoltà burocratiche”. A patto ovviamente che non si esageri e che il paese non finisca per diventare terra di conquista. In tal senso, sarebbe opportuno “ridurre la polverizzazione dei produttori italiani attraverso aggregazioni e fusioni da realizzare anche con il sostegno delle banche” ha concluso il presidente di Federvini.
Come tanti altri, anche il settore vitivinicolo italiano è infatti caratterizzato da un alto numero di imprese con produzioni di elevata qualità, buoni risultati economici, ma troppo piccole per competere da sole su scala internazionale e per resistere agli assalti dei colossi esteri. Ogni anno le cantine italiane vengono ‘radiografate’ dall’ufficio studi di Mediobanca. A parte il Gruppo Cantine Riunite, che fattura ogni anno mezzo miliardo di euro, le altre grandi aziende italiane hanno giri d’affari nell’ordine dei 100/150 milioni di euro. Cifre che si confrontano con i fatturati miliardari dei grani gruppi esteri. Il numero uno al mondo, l’americana Constellations Brand incassa ad esempio 2,5 miliardi di euro l’anno, la francese Louis Vuitton Moet Hennessy 1,6 miliardi, la sudafricana Distell Group oltre un miliardo. E non è un caso che lo scorso ottobre proprio la Constellations si sia assicurata per 50 milioni di euro il controllo del marchio Ruffino, azienda vinicola toscana fondata nel 1877.