Questa intitolazione non s’ha da fare. A Torino, la proposta di dedicare a Mauro Rostagno il nuovo ponte di Parco Dora non trova consensi. Nonostante le più di mille firme raccolte tra i cittadini e un dibattito iniziato più di tre anni fa, martedì in Commissione toponomastica l’accordo non s’è trovato e Pd, Idv e Moderati si sono astenuti dal voto. Tutto rimandato, tranne le polemiche.
La notizia ha raggiunto Maddalena Rostagno, figlia del sociologo ucciso dalla mafia, mentre era a Trapani al processo contro i presunti assassini del padre: “Apprendere ieri da Chicca (Elisabetta Roveri, la compagna di Rostagno, ndr), mentre ero in aula alla 26esima udienza del processo per Mauro, un processo che abbiamo atteso per 23 anni e ignorato dai media, della risposta volgare che ci è stata data dalla politica della città nella quale è nato Mauro è stato un ennesimo regalo. Ne prendiamo atto”.
Quel che è successo in Commissione è un pasticcio che non sposta di una virgola le decisioni in merito al ponte, ma lascia velenosi strascichi politici. Andiamo con ordine: la proposta di dedicare il ponte a Rostagno nasce nel 2008 dall’associazione Libera, che organizza la raccolta di firme, e viene ereditata dal nuovo consiglio comunale, rinnovato dopo l’elezione a sindaco di Piero Fassino nel maggio 2011. Su iniziativa di Sel viene calendarizzata la discussione e martedì si arriva in commissione.
Mancano però i numeri per approvare la proposta, dato che le intitolazioni toponomastiche necessitano di un quorum dei due terzi e la maggioranza è sotto di tre voti. Si scopre, contestualmente, che la Circoscrizione 5, presieduta da Paola Bragantini, che è anche segretario provinciale del Pd, non è d’accordo ad intitolare il ponte a Rostagno perché preferisce “un’alta figura istituzionale”. “La circoscrizione è disponibile ad intitolare qualcos’altro a Rostagno, magari la passerella pedonale” spiega la presidentessa Bragantini. Insomma, se ne fa una questione di dimensioni e prestigio.
In commissione, comunque, pochi sanno realmente chi è Mauro Rostagno (la Bragantini pensa che sia il fondatore del gruppo terroristico “Prima Linea”), mentre il Pdl dichiara la sua contrarietà all’intitolazione del ponte al sociologo per il suo passato “controverso”, riferendosi al suo ruolo di fondatore di Lotta Continua (vero) e a presunte implicazioni in fatti di sangue (mai imputate al sociologo, che era anzi un nonviolento).
In tutto questo il Pd, che si dichiara comunque favorevole alla intitolazione del ponte, prima propone il rinvio a data da destinarsi della discussione vista l’esiguità dei voti favorevoli, poi, quando con una non corretta interpretazione del regolamento la decisione viene comunque messa ai voti, decide di astenersi. “E’ stata una scelta politica – spiega il capogruppo Pd Stefano Lo Russo – non volevamo dare sponda alla bocciatura”.
Una scelta che lascia perplesso Michele Curto, capogruppo Sel, che invece con il Movimento 5 Stelle ha votato sì alla proposta: “Perché astenersi? Mentre era ancora in ballo il rinvio è stato chiesto di votare: perché non esplicitare il proprio consenso se si è davvero d’accordo con la proposta? Mauro Rostagno non è una battaglia di Sel, se non passa l’intitolazione del ponte non ci perdiamo noi, ma l’intera città”.
A riunione chiusa il segretario generale ha comunque dichiarato illegittime le votazioni e valido invece il rinvio. Nulla di fatto, ma non senza conseguenze: “Lavoreremo su altre circoscrizioni” annuncia Vittorio Bertola, capogruppo del Movimento 5 Stelle.
Intanto in una provincia in cui 5 giorni fa è stato sciolto il Comune di Leinì per mafia, quella che per alcuni è solo querelle politica, per altri è sofferenza in prima persona e un’umiliazione che si fa fatica a digerire: “Ho letto dell’uso della parola “estremista” attribuita nei confronti di mio padre – conclude Maddalena – Sicuramente lo saremo anche noi nel non accettare proposte alternative. O il ponte o niente”. Maddalena Rostagno, almeno lei, sa benissimo quel che vuole.