“Non ho mai partecipato a fiere dell’ipocrisia e non intendo farlo neanche questa volta. Ne intendo compiere esibizionismi”. Luciano Violante non rinuncerà ai benefit garantiti agli ex presidenti della Camera, come ha invece annunciato il “collega” Pier Ferdinando Casini, dopo le polemiche suscitate da una norma che sterilizza parzialmente i tagli decisi ieri dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio. “Se non interverranno diverse decisioni della Camera” afferma ancora l’esponente del Pd, “deciderò alla fine della legislatura in corso, dopo avere informato i miei collaboratori”. Se ne riparla nel 2013, insomma.
L’Ufficio di presidenza della Camera ha deciso di limitare a dieci anni l’uso gratuito di uffici, personale e auto blu per gli ex presidenti dell’assemblea. Ma il taglio è disinnescato da una legge approvata nel 2011 (articolo 4 del decreto-legge numero 98). Secondo la quale, i benefit sono validi per dieci anni a partire dalla prossima legislatura, nel caso in cui gli ex presidenti abbiano continuato a esercitare il mandato parlamentare nella XVI legislatura (quella in corso, come Casini) o nella XV (quella scorsa, come Violante e Fausto Bertinotti). Per loro, insomma, i dieci anni si calcolano dal 2013, e non dalla fine del mandato da presidente (il 2001 nel caso di Violante, il 2008 per Bertinotti).
Da qui le polemiche e la decisione di Casini, che ha subito scritto all’attuale presidente dell’aula di Montecitorio, Gianfranco Fini: “Illustre Presidente – si legge nella lettera – ho avuto il privilegio di guidare la Camera dei deputati dal 2001 al 2006 e ritengo di averla servita con onestà ed equilibrio, come da più parti mi è stato riconosciuto. Ho preso atto delle decisioni assunte ieri, a maggioranza, dall’Ufficio di Presidenza in relazione allo status degli ex Presidenti. Ringrazio Lei ed i colleghi”, è la conclusione, “ma Le comunico che non intendo avvalermi della delibera e rinuncio, con effetto immediato, ad ogni attribuzione e benefit connessi a questo status”.
E gli altri ex? Bertinotti fa sapere attraverso i suoi collaboratori che si “atterrà, come sempre, a quello che ha deciso l’Istituzione”. Al momento, insomma, neppure l’ex segretario di Rifondazione comunista sembra intenzionato a rinunciare al suo ufficio alla Camera.
Da registrare anche la presa di posizione di Irene Pivetti, che da anni ha abbandonato la carriera politica in favore di quella telvisiva, ma nel 1994 al 1998 fu sospinta dalla Lega nord alla terza carica dello Stato. E da allora mantiene un ufficio a Montecitorio. Non essendo stata parlamentare nelle ultime due legislature, per lei il taglio dei benefit ha effetto immediato. “Non si tratta di benefici che riguardano me, ma di posti di lavoro di persone che percepiscono stipendi modesti”, spiega. “Io non ho nessuna auto, dal 1996 giro con i mezzi. L’ufficio della segreteria sì, ma non sono soldi che vanno a me, ma a chi lavora in quell’ufficio. Rivendico l’utilizzo dell’ufficio di segreteria perché l’hanno avuto tutti. Quando ho saputo di averlo, lo ho impiegato mettendoci una Onlus”.
Il solo altro ex presidente della Camera vivente è Pietro Ingrao, alla guida dell’assemblea di Montecitorio dal 1976 al 1979. Proprio oggi compie 97 anni, e l’evento è celebrato in Senato. Nessun regalo, però: anche per lui il taglio ha effetto immediato.