L'imprenditore cercato da Veltroni ed eletto con il Pd, poi passato in serie con l'Api di Rutelli, con i Responsabili e consulente di Berlusconi: "E' usurante andare alla Camera solo a premere un pulsante. Non lascio, entrerebbe un filocastrista". Il compagno di gruppo parlamentare: "Grappino di troppo?". Il Pdl: "Lasci"
Calearo si è confessato alla Zanzara, la trasmissione di Radio 24: “Dall’inizio dell’anno alla Camera sono andato solo tre volte, anche per motivi familiari – ha spiegato – Rimango a casa a fare l’imprenditore, invece che andare a premer un pulsante. Non serve a niente. Anzi, credo che da questo momento fino alla fine della legislatura non ci andrò più”. Fino a novembre, ha detto ancora Calearo, “mi sono divertito a fare il consulente di Berlusconi sul commercio estero, ora non servo più. E’ usurante andare alla Camera solo a premere un pulsante”. Il logorio, però, non è sufficiente a fargli dare le dimissioni: “No, perché al posto mio entrerebbe uno del Pd molto di sinistra, un filo-castrista (sarebbe Andrea Colasio, assessore alla cultura a Padova, ndr)”. Ma non c’è solo la politica a impedirgli di rassegnare le dimissioni: “Con lo stipendio da parlamentare – continua – pago il mutuo della casa che ho comprato, 12mila euro al mese di mutuo. E’ una casa molto grande…”. Dove parcheggia la sua Porsche “targata slovacca. L’ho comprata lì perché ho un’attività in quel paese con 250 dipendenti. E poi in Slovacchia si possono scaricare tutte le spese per la vettura. In Italia no”.
Infine il passaggio sugli omosessuali: “Due gay che si baciano? Mi fa schifo, lo facciano a casa loro. Mi giro dall’altra parte. Io sono normale e mi piacciono le donne. I gay hanno altri gusti. Io ho i miei normali e mi tengo i miei. Il matrimonio? Per carità, no…”.
Calearo è arrivato in Parlamento perché era stato scelto come testa di ponte del Partito Democratico in Veneto alle elezioni del 2008. Aveva avuto un pizzico di fama comparendo qua e là in qualche programma tv al quale interessavano le sue opinioni di presidente di Federmeccanica. Fu candidato capolista proprio per questo, fortissimamente voluto da Walter Veltroni (con tanto di foto di strette di mano e sorrisi stile incontro diplomatico a Downing Street). L’allora segretario democratico, d’altronde, era nel periodo in cui ostentava la possibilità dell’autosufficienza del suo partito, salvo poi scoprire che la tornata elettorale si sarebbe rivelata una completa disfatta. Il Pd finì in ginocchio, con un distacco mai visto dal centrodestra, ma Calearo poté esultare: fu eletto e iniziò il suo lavoro usurante di schiacciapulsante. Un anno dopo, tuttavia, si stufò di farsi usurare dal Pd, che improvvisamente scoprì essere un partito di centrosinistra (così disse ai giornali), e passò all’Api di Rutelli. Ma anche lì si annoiava e quindi dopo un anno lasciò il movimento all’improvviso, trovando il suo habitat nel Movimento di responsabilità nazionale. Al quale aderì, tra i primi, insieme a Domenico Scilipoti (eletto con l’Italia dei Valori) e Bruno Cesario (altro eletto del Pd). Responsabilità nel senso che nella campale giornata del 14 dicembre 2010 decisero tutti di appoggiare il governo Berlusconi. A icona di quella scelta politica così sofferta le loro dichiarazioni di voto che resero note nella conferenza stampa di presentazione: “A oggi io mi asterrò – chiarì proprio Calearo quel giorno – Scilipoti potrebbe votare la sfiducia e Cesario la fiducia”. Berlusconi ce la fece e Calearo fu promosso sul campo: consigliere personale del presidente del Consiglio per il Commercio estero.
Con Monti, però, tutto è diventato di nuovo più barboso. Lui ora è nel gruppo “Popolo e Territorio” (eredi dei Responsabili). Da gennaio ne è il tesoriere. Forse proprio perché hanno scoperto quanta cura ha del mutuo della “casa grande” da pagare e della Porsche le cui spese si possono scaricare in Slovacchia.
In realtà le dichiarazioni d’intenti di Calearo hanno fatto andare su tutte le furie i suoi compagni di coalizione: “L’onorevole Calearo, visto che dice di non andare più alla Camera perchè è inutile, dovrebbe dimettersi” dichiara Lucio Malan (Pdl), segretario di presidenza del Senato. “La ragione da lui addotta, che al suo posto entrerebbe un filo-castrista, non regge: se lui ritiene inutile il lavoro del deputato – afferma Malan – non dovrebbe ritenere che uno con quel ruolo possa fare danni In alternativa, Calearo rispetti gli elettori e i contribuenti e vada a Montecitorio a guadagnarsi l’indennità”.
Giancarlo Lehner, forzista della prima ora, ora compagno di gruppo in Popolo e Territorio, tenta di dare una spiegazione e farsene una ragione: “Voglio sperare che il passo falso di Calearo sia scaturito non da furore egotico-qualunquistico, bensì da un perdonabile grappino di troppo”. Il rischio è che, conclude, “se la gente prima ci sputava in faccia, adesso potrebbe a buon diritto far di peggio”.
Calearo in serata ha provato a smentirsi: “Il Parlamento è composto dapersone degnissime e all’altezza di svolgere bene il proprio ruolo. Intervistato da La Zanzara mi sono calato nello spirito della trasmissione della quale tutti quelli che la seguono ne conoscono il taglio e i commenti di queste ore rispetto alla mie risposte non corrispondono al mio vero pensiero che è invece di grande rispetto per le istituzioni e per le persone che le guidano”. Nel caso potrà sempre cambiare gruppo parlamentare.