Un fondo di emergenza da 800 miliardi. Che poi in realtà sono solo 700, il che, a conti fatti, equivale a una nuova potenza di fuoco di 500 miliardi. Sembra contorto e infatti lo è. Perché la decisione presa oggi dall’Europa e annunciata comicamente in anteprima dal ministro delle finanze austriaco Maria Fekter (scelta che ha spinto un irritatissimo Jean-Claude Juncker ad annullare la conferenza stampa di rito) più che un passo avanti decisivo ha tutta l’aria di essere il solito compromesso tra voci eccessivamente discordanti. Una sorta di soluzione intermedia, dunque, che sembra pensata più come un rimedio a un errore passato che come reale soluzione futura.
Nel dettaglio. Il Firewall europeo avrà una dimensione complessiva da 800 miliardi di euro, ma questa cifra include già un paio di prestiti già effettuati in favore della Grecia per un totale di circa 100 miliardi. La cifra effettiva scende così a 700 miliardi ma di questi, è bene ricordarlo, altri 200 sono già impegnati a sostegno di Atene, Lisbona e Dublino. Il che significa che il capitale accantonato per eventuali nuove emergenze (Spagna, Italia ad esempio) vale 500 miliardi. Esattamente la piena capacità di intervento attribuita all’Esm (European Stability Mechanism) il fondo che dovrà sostituire il vecchio Efsf (European financial stability facility) da 440 miliardi.
Ed ecco dunque che il quadro va chiarendosi. Coma ha già rilevato qualcuno, infatti, l’intesa odierna finisce in pratica per risolvere un equivoco già emerso in passato al momento dell’approvazione dell’Esm. In pratica, come ha notato subito il Financial Times, è come se i miliardi destinati ai tre Paesi che hanno avuto accesso al programma di salvataggio non venissero più conteggiati nel nuovo fondo nel quale in origine avrebbero dovuto essere compresi. Il fondo Esm, come ammesso dall’Ecofin nel documento diffuso oggi, si sarebbe trovato ad avere una capacità effettiva di prestito pari a 300 miliardi (500 meno 200). Con l’aumento delle risorse tale capacità sale a quota 500 finendo quindi per corrispondere al suo valore nominale. L’Esm entrerà in vigore dal luglio di quest’anno ma non sarà pienamente capitalizzato prima di due anni. Fino a quel momento, tuttavia, il colmare il divario ci penseranno i fondi del vecchio Efsf non ancora utilizzati (440 meno 200, ovvero 240 miliardi).
L’accordo raggiunto dall’Ecofin conferma quindi quanto auspicato alla vigilia dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che aveva definito quella da 800 miliardi una dimensione adeguata per il fondo Esm. Di fatto, quindi, viene meno l’ipotesi emersa nei giorni scorsi di una Germania disposta a cedere di fronte alla richiesta avanzata dalla Francia per un sostanziale raddoppio della capacità del Salva-Stati attraverso la piena combinazione di Efsf ed Esm (per un totale di 940 miliardi). Ai mercati, ora, il compito di esprimere fiducia sull’efficacia del nuovo piano dell’Ue.