Il 15 ottobre di due anni fa, il creatore della casa di fragranze si espresse con frasi fortemente discriminatorie nel telegiornale di France2. Ieri è stato condannato: pagherà una multa di 6mila euro e danni per 2mila a ciascuna delle tre associazioni che lo hanno denunciato
In Francia questo genere di cose non passa. Non passa proprio. Era il 15 ottobre 2010, il tg quello di metà giornata sul canale pubblico France 2. Jean-Paul Guerlain, 75 anni, a Parigi un’autorità nel campo dei profumi, all’apparenza un amabile signore d’altri tempi, alla domanda della giornalista su come fosse nata una delle sue più celebri creazioni, la fragranza Samsara, risponde: “Per una volta mi sono messo a lavorare come un negro. Anche se non so se i negri abbiano mai lavorato tanto, ma insomma…”. Ebbene, ieri il tribunale di Parigi ha condannato Monsieur Guerlain per “ingiuria razzista”.
Pagherà una multa di 6mila euro. E danni per 2mila a ciascuna delle tre associazioni che lo hanno denunciato. Poco rispetto al suo florido patrimonio. Ma la condanna ha valore di simbolo. Ieri, nell’aula del tribunale, lui non c’era, al contrario dei rappresentanti di Mrap, Licra e Sos Racisme, i tre principali organismi francesi di lotta al razzismo. “La Licra è soddisfatta –ha sottolineato Sabrina Goldman, l’avvocato dell’associazione – Il signor Guerlain non ha fatto dello spirito. Questo verdetto prova che il razzismo non è un opinione”. “Non siamo più all’epoca in cui potevano prosperare i pregiudizi dei tempi delle colonie”, ha aggiunto il difensore di Sos Racisme, Patrick Klugman.
Dopo le dichiarazioni di Guerlain alla tv, era scoppiato un vero putiferio: proteste addirittura davanti alla storica sede della maison di profumi, sugli Champs-Elysées. E una campagna di boicottaggio dei suoi prodotti sulla Rete. Guerlain fa ormai parte della galassia Lvmh, il colosso francese del lusso. Ma Jean-Paul Guerlain, discendente del fondatore, a lungo uno dei più rispettati “nasi”, come vengono chiamati i creatori di fragranze, era rimasto consulente della società. Un contratto, però, subito troncato dopo il fattaccio: questo genere di cose in Francia non passano.
Lo scorso 2 febbraio, aiutato da due stampelle, si era presentato all’udienza in tribunale. Per difendersi. “La prima parte della mia frase, era quello che ho ascoltato durante tutta la mia gioventù, mentre lavoravo nel giardino di mio nonno – ha detto – Io sono uno di un’altra generazione. Era un’espressione corrente all’epoca. Quanto alle altre parole, è stata una stupidità da parte mia. Ho voluto far ridere la giornalista che mi trovavo di fronte e mi dispiace. Presento tutte le mie scuse alla comunità nera”. I giudici devono averle prese in considerazione, visto che il pubblico ministero aveva chiesto un’ammenda di 7.500 euro (invece dei 6mila imposti), senza contare che la legge francese prevede per “ingiuria razzista” fino a 22.500 euro di multa e fino a sei mesi di prigione.
Non è chiaro se Guerlain voglia fare appello. Il problema è che, nel frattempo, ci è ricascato. Una nuova denuncia per razzismo è stata sporta nei suoi confronti a fine febbraio da tre dipendenti di Sncf, le Ferrovie francesi, originari delle Antille. Pochi giorni prima Guerlain era arrivato alla Gare du Nord di Parigi per prendere un treno, in sedia a rotelle. Ma non aveva fatto in tempo a svolgere il check-in necessario per salire. Se l’era allora presa con questi lavoratori, che, per di più, stavano cercando di aiutarlo. Avrebbe detto: “La Francia è un Paese di merda. E la vostra è una società di merda. Per giunta veniamo serviti solo da immigrati…”. “Per noi è stato umiliante – ha sottolineato Christopher, uno dei tre lavoratori, intervistato dalla radio France Info – Noi non siamo immigrati. Siamo altrettanto francesi come quel signore. C’era molto disprezzo. Non è stato piacevole, sopratutto se si pensa che eravamo andati a sostenerlo, cercando di trovare una soluzione“. E’ un tramonto triste e desolante per un Monsieur come Guerlain. Collezionista d’arte, appassionato di cavalli, amante dell’alta cucina, durante tutta la sua vita aveva abituato i propri connazionali a ben altro stile nelle interviste e nei suoi interventi pubblici.