Balzo del 4,6% tendenziale per l’indice dei prezzi al consumo dei beni del “carrello” questo mese, secondo la stima preliminare dell’Istat, che rileva anche una forbice tra salari e prezzi ai massimi dal 1995.

Per effetto principalmente dei rialzi congiunturali dei beni energetici non regolamentati, i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza subiscono un forte aumento su base mensile (+0,6%), con un’accelerazione del tasso di crescita tendenziale dal 4,5% di febbraio al 4,6% (al top da ottobre 2008, quando si attestarono al medesimo livello).

Sotto il profilo settoriale, nel mese di marzo i più rilevanti effetti di sostegno alla dinamica congiunturale dell’indice generale dei prezzi vanno imputati ai beni energetici non regolamentati (+3,0%). Impatti significativi derivano anche dagli aumenti su base mensile dei prezzi dei tabacchi (+1,6%) e dei servizi relativi ai trasporti.

A marzo il tasso di crescita annuo del prezzo della benzina resta stabile al 18,6%, come a febbraio, mentre su base mensile sale del 3,4%. Il gasolio per i mezzi di trasporto rincara del 22,5% in termini tendenziali (dal 25,5% di febbraio) e sale dell’1,9% sul piano congiunturale. Marcato è anche il balzo messo a segno dal Gpl (+8,8% congiunturale e +7,9% annuo).

Nell’ambito degli alimentari lavorati, si mette in luce l’aumento su base mensile dei prezzi del pane e della pasta (per entrambi +0,3%), che crescono su base annua rispettivamente del 2,7% e del 2,4%. Continuano ad aumentare i prezzi del caffè (+0,6%, +12,8% rispetto a marzo 2011) e dello zucchero (+0,3%, +12,5% su base annua). Infine, si segnala il rialzo congiunturale del prezzo del vino (+0,5%), in crescita su base annua del 3,5%.

Per quanto riguarda il tasso d’inflazione annuo, a marzo resta stabile al 3,3%, lo stesso valore già registrato a febbraio e l’aumento dei prezzi al consumo su base mensile è dello 0,5%.

Secondo le rilevazioni dell’Istat, aumenta in modo considerevole la forbice tra salari e prezzi: a gennaio e a febbraio, il divario è stato rispettivamente di 1,8 e 1,9 punti percentuali, dato calcolato sottraendo il livello d’inflazione (+3,2% a gennaio e +3,3% a febbraio) dall’andamento dei salari (+1,4%). A febbraio, quindi, il differenziale è tornato ai livelli di 17 anni fa. Una forbice così ampia venne registrata nell’agosto del 1995.

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