Già a rischio chiusura secondo gli studi nazionali di settore (Enac-Kpmg-Nomisma) finiti sul tavolo del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, i piccoli aeroporti regionali tornano a tremare. Se una volta risultavano utili e a portata di mano per raggiungere mete italiane e straniere, oggi non hanno più senso. A maggior ragione se si pensa allo sviluppo di altri trasporti a partire dai Treni ad Alta Velocità.
È il succo della risposta del sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, data ieri alla Camera dei deputati nel corso di una replica ad un’interrogazione dell’Udc sull’argomento. Così Polillo parlando di un gruppo di scali in cui vengono citati anche il Verdi di Parma e il Fellini di Rimini: “Si tratta di realtà- spiega il sottosegretario in aula, come riporta la Dire – in parte diverse e che dovrebbero essere affrontate una per una anche se hanno la caratteristica comune di essere considerati tutti piccoli aeroporti. L’evoluzione tecnologica ha cioè fatto sì che, mentre negli anni passati questi piccoli aeroporti erano una risorsa essenziale per quanto riguardava le vie di comunicazione, oggi c’è una concorrenza molto maggiore con altro tipo di trasporti”.
Proprio come il Tav, “che ha notevolmente cambiato i parametri di valutazione complessiva”, continua Polillo. Che in un passaggio scandisce: “In Italia esiste un numero forse eccessivo di piccoli aeroporti che rende inevitabilmente fragile non tanto la loro struttura gestionale quanto quella patrimoniale e, quindi, questo richiede un vaglio molto attento” da parte del Governo. Finora, con gli studi di settore, è stata verificata la situazione patrimoniale dei singoli aeroporti riscontrando in molti casi una evidente fragilità patrimoniale, conferma l’esponente del Governo. Quindi, sia il ministero dell’Economia sia quello dei Trasporti hanno convenuto come sia “necessario arrivare rapidamente ad un piano aeroporti che riesca a selezionare gli scali di carattere internazionale e nazionale rispetto a quello di valenza locale”. I lavori sono in corso d’opera, anche Parma e Rimini (senza dimenticare Forlì) restano dunque in attesa.
E sì che proprio qualche settimana fa Aeradria, la società di gestione del Fellini, aveva espresso la propria “soddisfazione” per gli esiti del piano nazionale Enac commissionato proprio dal ministero dei Trasporti. Era emerso che lo scalo di Miramare, così come Forlì e Parma, non veniva più definito “complementare” bensì “di servizio”. Il presidente di Aeradria, Massimo Masini, aveva confessato di “apprezzare molto di più questa definizione”. Inoltre, non era più specificato che i piccoli scali prima o poi dovessero chiudere davvero. Certo, valeva sempre il monito per cui tutti erano chiamati a dimostrare entro tre anni di auto-sostenersi o trovare contributi privati, senza più iniezioni di fondi pubblici. Poco male, secondo Masini: “Grazie alla crescita dei passeggeri fino al milione e oltre quest’anno e grazie alle attività del segmento non aviation, già a partire dal 2012-2013 raggiungeremo l’equilibrio finanziario”.