La candidatura di Renato Natale ha costretto i partiti a fare un passo indietro: "Lasciate che la società civile che in questi anni ha resistito alla camorra, ha organizzato associazioni di volontariato e cooperative usando i beni confiscati ai boss, governi questa città”. Ma il voto di maggio non è sicuro
Siamo in un vecchio santuario dedicato alla Madonna nella periferia di Casal di Principe, un prete, don Tonino Palmese, parla di lavoro. “Che ti permette di portare a casa la dignità”. In questa terra “non abbiamo più bisogno di eroi, servono cittadini normali che si organizzano e lottano portandosi addosso il peso delle loro legittime paure”, dice Peppe Pagano, animatore di Nuova cucina organizzata, una delle più belle esperienze cooperative di Casale.
Passione e politica nelle terre di Gomorra. Qui sindaci, assessori, consiglieri provinciali e regionali, sono finiti in galera. Sono i piccoli cacicchi di un potere che si sedeva a tavola e faceva affari e voti con boss della camorra dai nomi conosciuti e soprannomi terribili. Sandokan, ‘o Cecato, ‘o Drink. Il loro referente principale, l’uomo che aveva fatto fortuna a Roma, Nicola, Nick ‘o Mericano, vale a dire Nicola Cosentino, ha sul capo l’accusa pesantissima di essere “il referente politico nazionale del clan dei casalesi”. Chi è in galera e chi allo sbando, tutti avvertono che qualcosa sta cambiando. Le vecchie protezioni politiche dei tempi di Berlusconi si sono affievolite, i tre comuni considerati fino a ieri la terra di nessuno dei boss non hanno più sindaci e consigli comunali. Commissariati dal Viminale si avviano a essere sciolti per mafia. Casapesenna, il regno di Michele Zagaria, Casal di Principe, Castel Volturno. “Qui a Casale fare il sindaco significa svegliarsi la mattina e farsi il segno della croce”. Renato Natale sorride ironico. È medico, ma anche volontario di varie organizzazioni che nell’inferno della Domiziana si occupano di assistere e curare gli immigrati. È stato sindaco per undici mesi, dal dicembre 1993 al novembre dell’anno successivo. Sindaco anti-camorra con tessera del Pci di Berlinguer in tasca. Mesi terribili, con la camorra che cercava di eliminarlo e la destra che lo costrinse a lasciare. Da novembre il Comune è commissariato per le dimissioni del sindaco, che ha annunciato il dissesto finanziario, e da qualche mese sono arrivati anche gli 007 dell’Antimafia.
Casal di Principe rischia lo scioglimento per mafia e sarebbe il terzo in meno di vent’anni. L’ex sindaco Cristiano Cipriano, Pdl, è in galera per i suoi rapporti con i Casalesi, ai quali regalava favori e appalti in cambio di voti. Gigino Corvino, consigliere provinciale del Pdl, Antonio Corvino, assessore, Sebastiano Ferraro, consigliere, tutti finiti nei guai per i legami strettissimi con gli uomini di Zagaria e Bidognetti. Una intera classe politica decapitata. “Per questo – dice Renato Natale – ho proposto ai partiti di fare un passo indietro. Lasciate che la società civile che in questi anni ha resistito alla camorra, ha organizzato associazioni di volontariato e cooperative usando i beni confiscati ai boss, governi questa città”. Un messaggio che a cominciare dal Pd, per arrivare a Sel, Fli e Idv, i partiti hanno compreso. Il Pdl, in completa crisi dopo gli arresti e le inchieste, ha tentato di proporre una lista unica e il classico “tavolo” tra i partiti. “Ma non è questa la strada – è la risposta di Natale – noi andiamo oltre le vecchie logiche, qui più che altrove la politica e i partiti devono essere rifondati”. Nicola Cosentino, invece , tace. Qualcuno dice che l’operazione di sostegno a Renato Natale e la scelta del Pdl di non presentare liste sia un modo per rifarsi una verginità politica.
“Ho presente tutto, ogni possibile gioco mi è chiarissimo – replica Natale –, è una partita difficile e per questo intendo giocarla fino in fondo e a modo mio. Abbiamo pronte due liste, i candidati sono stati tutti passati al setaccio, abbiamo chiesto aiuto alla prefettura di Caserta e alla Procura di Napoli proprio perché sappiamo in quale ambiente ci troviamo a impegnarci”. A Casale si dovrebbe votare a maggio. Si dovrebbe, perché la possibilità che il Comune venga sciolto per camorra, anche con le liste presentate, si fa sempre più concreta. Quindi niente elezioni e commissari per almeno diciotto mesi. “Una ipotesi che non ci spaventa – dice Natale – anche con lo scioglimento continueremo a lavorare. Il nostro obiettivo è rifondare i partiti, liberarli dall’influenza della camorra e dei politici collusi. Si può fare, anche qui a Casal di Principe”.
Da Il Fatto Quotidiano del 29 marzo 2012
Mille Comuni al voto, vai allo Speciale amministrative di ilfattoquotidiano.it