Michelangelo Manini proprietario della Faac è scomparso dopo una lunga malattia: ha lasciato il suo immenso patrimonio (costituito della fabbrica leader nel mondo di cancelli automatici, ma anche da case, terreni, soldi depositati nelle banche) alla Chiesa della sua città
L’imprenditore – scomparso il 17 marzo, a 50 anni, dopo una lunga malattia – ha infatti disposto in questo modo dei propri averi nel testamento aperto giovedì.
Vero e proprio colosso nella produzione dei cancelli automatici, creato dall’intuizione di Giuseppe Manini nel 1965 la Faac ha chiuso il 2011 con un fatturato di 214 milioni di euro e può contare su 12 stabilimenti in Europa e 24 filiali commerciali. Nel curriculum dell’azienda bolognese, oltre a mille dipendenti, una notorietà planetaria conquistata, sul finire degli anni Ottanta, anche grazie al celebre spot in cui una Ferrari sfrecciava nel deserto e apriva, a distanza, un cancello guardato a vista da un leone.
La Curia avrebbe già provveduto a nominare il suo rappresentante nel cda dell’azienda di Zola Predosa, l’avvocato Andrea Moschetti, stretto collaboratore dell’economo dell’Arcidiocesi.
A quanto si è appreso, il testamento contenente l’ingente lascito, sarebbe stato redatto da Manini nel 1992, venti anni fa, e mai revocato o modificato, a testimonianza di una scelta ben ponderata e ben maturata. Forse sorprendente per l’opinione pubblica: il numero uno e proprietario della Faac, società la cui gestione era affidata al management, non era presente nel novero degli abituali benefattori della Chiesa.
La diocesi bolognese ha espresso la propria gratitudine per il lascito con una nota. “Nel rigoroso rispetto delle leggi dello Stato – si legge – la Chiesa di Bologna utilizzerà quei beni, così provvidenzialmente pervenutile, conformemente alle indicazioni della dottrina Sociale della Chiesa, alle norme del Diritto canonico, alla prassi plurisecolare della sollecitudine verso le necessità della comunità umana, secondo il comandamento evangelico della carità”.
La scomparsa di Manini ha lasciato il segno anche nel tessuto di Zola Predosa, quartier generale della Faac sin dal 1979, anno in cui iniziò anche la costituzione di consociate all’estero, la prima delle quali in Svizzera. Nelle ore successive all’addio del proprietario della Faac, il sindaco della cittadina bolognese, Stefano Fiorini, non aveva nascosto il cordoglio e il rammarico, personale e dell’intera comunità, per la sua morte.