Al meeting di Rimini tra i nuovi iscritti ci sono simpatizzanti di Beppe Grillo e iscritti a Sinistra, ecologia e libertà di Nichi Vendola. Raffi polemico con la defezione di Vattimo: "Poteva scrivere una lettera riservata e non dichiararlo ai giornali"
Edoardo Floriani ha da poco superato i vent’anni e studia da scienze politiche. È partito da Milano per arrivare in riva all’Adriatico e partecipare agli eventi dalle fila dell’ordine DeMolay, riservato agli affiliati più giovani. Lo fa un po’ perché suo padre lo ha avvicinato alla massoneria e un po’ perché, dice, “con gli altri, qui e alle nostre riunioni, si può parlare di argomenti che al parco non si riescono ad affrontare, come quelli culturali”.
Si dichiara marxista, per quanto l’etichetta comunista gli sia stretta, e “per me i partiti sono finiti. L’unico politico che oggi a mio avviso dice qualcosa è Nichi Vendola. Fa discorsi chiari e li condivido”. Certo, è consapevole che la frequentazione degli ambienti che si riuniscono sotto il cappello del Goi potrebbero rivelarsi d’aiuto più avanti, a università conclusa e con la necessità di un’occupazione.
“Se qualcosa di utile ne può derivare, perché no?”, ammette. “Ma non ruberei mai il posto di lavoro a qualcuno più bravo di me”. E quella dello studente milanese è una posizione condivisa anche da Alessandro, 17 anni, avvolto nel suo mantello. “È come essere nei boy scout”, commenta e si stringe agli altri ragazzi. Accanto c’è chi commenta che ha ragione dato che il fondatore, sir Robert Baden-Powell, è stato da molti considerato vicino agli ambienti massonici.
Un altro aspetto, inatteso, della manifestazione da quest’anno nel nuovo Palacongressi di Rimini è quello di imbattersi in un fan di Beppe Grillo che poco apprezza le frange critiche che non hanno digerito le ultime mosse del leader. Preferisce non rivelare il suo nome e sostiene di un appartenere al Movimento 5 Stelle. “Molto miei amici però ne fanno parte”, aggiunge. “Grillo ha fatto bene ad allontanare chi ha sottoscritto in ‘no statuto’ di Grillo e poi ha fatto a modo suo”.
Mondi che si incontrano anche laddove non si deve, o non si dovrebbe, parlare di politica. Lo ribadisce il gran oratore del Goi Morris Ghezzi, ordinario di sociologia del diritto all’università statale di Milano, per il quale “la nostra loggia deve dialogare con la società attraverso le sedi opportune”, come accade a Bruxelles con le istituzioni europee. “Noi portiamo avanti discorsi legati alla dimensione dell’uomo e non alla politica”.
La tradizione, dunque, viene rispettata. Accade anche nella Stella d’Oriente, realtà paramassonica alla quale possono accedere le donne a condizione che abbiano un vincolo parentale con un massone. Per Claudia Manfriani, past matron del capitolo Fiorenza n. 13 di Firenze, “è giusto così e se le donne potessero entrare nel Goi, io non accederei. Noi abbiamo un ruolo diverso, complementare”. Un ruolo che comprende una forma di affiancamento maschile, di un affiliato. Non è un limite? “No, perché non si tratta di surclassare le nostre attività, ma un consiglio”.
In merito al forfait del filosofo ed europarlamentare dell’Italia dei valori Gianni Vattimo, aleggia perplessità. “La massoneria rappresenta la classe dirigente e io preferisco d’ora in poi andare alle manifestazioni della Fiom”, aveva dichiarato nei giorni scorsi (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/28/stadio-suoneranno-massoni-rimini-disdice-allultimo-vattimo-solo-alla-fiom/200534/) ritirando la disponibilità a partecipare a un talk show su “Laici e costruttori, cittadini di un nuovo tempo”. “E lui non è classe dirigente?”, afferma Alessandro Cecchi Paone, nel Goi per tradizione familiare e moderatore del dibattito a cui avrebbe dovuto prendere parte Vattimo. “Anche lui vi appartiene, anche lui è un barone”.
“Si è sentita la sua mancanza”, commenta il giornalista Oscar Giannino, “quando si parla di laicità può apportare un contributo utile e ha scelto di non farlo”. Più secco, innervosito anche da qualche articolo, il gran maestro Gustavo Raffi. “Vattimo è libero di fare quello che vuole”, commenta. “Ho notato solo una caduta di stile perché poteva spiegare le sue ragioni in una lettera che rimanesse privata e non fosse passata anche alla stampa”.
“Noi classe dirigente?”, chiede Andrea, impiegato in un ente previdenziale romano, a proposito delle parole di Vattimo. “Non tutti lo sono e di certo non io, che svolgo un lavoro normale. Il mio superiore lo sa e finora non è stato un problema. Vai mai a sapere però che, se dovessero decidere di non avvalersi più della mia collaborazione, non lo facciano proprio perché sono massone”. Ma c’è anche il dipendente del Comune di Roma, che opta per mantenere il riserbo sul suo nome. “Il sindaco Gianni Alemanno dal 2009 ha detto di non volerci più”, spiega. “Se valeva per gli eletti, poi è stato esteso a tutti. Io mio capo non lo sa e dunque meglio esporsi quando sarò in pensione”.