Dopo alcuni mesi dall'annuncio il nuovo stabile di via Bigari non si costruirà, ma bisogna pagare il progetto alla partecipata Fbm. L'amministrazione di Beatrice Draghetti offre 200 mila euro per evitare l'inevitabile arbitrato
Per questo motivo martedì verrà richiesto alla Giunta la supervisione di un perito che faccia i conti in tasca alla società partecipata controllandone l’effettivo lavoro svolto. Consulenza esterna che eventualmente andrebbe pagata. Così come l’avvocato nel caso in cui si decidesse di proseguire per vie legali, cosa che non è però nelle intenzioni della Provincia: “questa è una cosa che vogliamo evitare, e che per altro avrebbe poco senso dato che la società è una nostra partecipata”, spiega l’assessore al Patrimonio Marco Pondrelli. Insomma, pagare per pagare meno. Per ora, in ogni caso, la contesa verrà affidata a un arbitrato.
Ciò non risparmierà comunque all’ente presieduto da Beatrice Draghetti di pagare alla società di progettazione almeno 211 mila euro. Un terzo di quanto pattuito inizialmente con l’Fbm: 617 mila euro per il palazzo di 7 mila metri quadrati che avrebbe dovuto ergersi in via Bigari e che avrebbe dovuto sgravare dall’affitto delle attuali sedi. Come dichiarato a ottobre dalla stessa Draghetti, la nuova sede non avrebbe dunque portato a un ulteriore indebitamento. Previsioni sbagliate. E soldi persi, come ammette l’assessore al quotidiano l’Unità, ma “la Provincia non sapeva di dover fermare la realizzazione della nuova sede”, come si è deciso in dicembre: solo due mesi dopo.
Atto causato, spiega l’ente provinciale al fattoquotidiano.it, dal sopraggiunto decreto ministeriale che ha modificato i criteri per i bilanci delle Pubbliche Amministrazioni: tra le norme, quella che considera il leasing finanziario non più un investimento ma un debito a carico dell’Ente che lo utilizza, rendendo così il sistema di finanziamento scelto dalla Provincia non più attuabile: “noi finanziavamo con un leasing – chiarisce l’assessore Pondrelli – l’abbiamo sottolineato più volte: il leasing ci permetteva di dismettere gli affitti nel momento stesso del subentro nella nuova sede, per cui noi avremmo iniziato a risparmiare dal primo mese. Il decreto – continua – ha bloccato la possibilità per la Provincia di Bologna, del ricorso al leasing”.
E con questo anche l’ambiziosa costruzione, la cui realizzazione sarebbe costata complessivamente alle casse di Palazzo Malvezzi ben 30 milioni di euro, e bollata immediatamente dall’Italia dei Valori come “spesa inopportuna” per quegli enti che sono “poltronifici per i riciclati della politica”, come aveva dichiarato il consigliere regionale e coordinatore provinciale per l’IdV Sandro Mandini. Dichiarazioni che fatto divampare il Pd, giunto a chiedere persino la rassegnazione delle dimissioni, per coerenza, a gli esponenti del partito dipietrista seduti proprio su quelle poltrone.
Una spesa inutile, per una sede inutile riservata a un ente inutile secondo Mandini. “Non entro nel merito delle cifre, perché se è stato fatto un lavoro è giusto che venga pagato – ha commentato il coordinatore – ma noi fin dall’inizio abbiamo detto che quella sede è inutile, per un discorso che va oltre allo spreco di denaro attuale. Noi – ricorda – eravamo contrari fin da luglio, tanto che il nostro assessore si astenne dal votare la delibera che ne approvava la costruzione”. L’Italia dei Valori come si sa, è per l’abolizione delle province in toto: “Il nostro – spiega Mandini – è un discorso di principio”.