L'ammissione in una nota al pm inviata il 28 marzo: in Bari-Lecce del 2011, racconta, "ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari". Oltre all'ex difensore del Bari in carcere anche due amici scommettitori. Gli indagati sono 18. I pm: "Sistema per riciclare il denaro sporco"
“Sì, l’autogol lo segnai apposta”. Lo aveva negato più volte, ma alla fine ha ceduto. Andrea Masiello, il calciatore di 26 anni arrestato stamani per l’ennesima inchiesta sul calcioscommesse, ha ammesso di aver buttato la palla nella sua porta coscientemente durante Bari-Lecce del 15 maggio 2011 (il derby pugleise finì poi 0-2). Una confessione arrivata con una nota inviata dallo stesso Masiello al pm Ciro Angelillis quattro giorni fa. Una rete che permise ai giallorossi di vincere la partita e di restare in A, ma che soprattutto avrebbe intascato quanto pattuito per quel suo impegno a far perdere la propria squadra.
La nota inviata il 28 marzo al pm è contenuta negli atti giudiziari alla base del provvedimento di arresto di Masiello. Per la combine l’allora giocatore del Bari (e ora all’Atalanta, anche se sospeso da svariate settimane) ha intascato, secondo la Procura, 50mila euro mentre i suoi amici scommettitori arrestati, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, avrebbero ricevuto durante in un incontro in un hotel di Lecce 180mila euro da un faccendiere probabilmente vicino al Lecce che i carabinieri stanno per identificare.
“Voglio aggiungere – scrive l’ex difensore del Bari ai magistrati – che, quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e per poter – quindi – ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l’autogol con cui si è concluso l’incontro”. In precedenza Masiello aveva sempre detto agli inquirenti di aver fatto l’autorete perchè era turbato per il clima che circondava quell’incontro di calcio, caratterizzato da una trattativa con emissari leccesi prima e nella consegna del denaro in albergo di Lecce poi.
“I broker della criminalità organizzata scommettevano su tre risultati, 1, x o 2 – ha dichiarato il procuratore capo di Bari Antonio Laudati – E’ un sistema per riciclare il denaro sporco ed è servito a condizionare i risultati delle partite. Si può guadagnare tantissimo e si rischia poco sul piano penale”. “Queste prime misure – ha aggiunto – riguardano il ruolo dei calciatori nelle scommesse collegate alle informazioni della procura di Cremona. Abbiamo fatto indagini su molte gare e ci siamo soffermati su 5 partite e due stagioni. L’indagine è partita da una segnalazione pervenuta su Bari-Livorno 4-1 di Coppa Italia di due anni fa. Durante l’intervallo fu registrato un flusso anomalo di scommesse e questo ci fece capire che il problema era l’incidenza delle scommesse sul mondo del calcio”.
Sono in tutto 18 gli iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Bari nell’ambito dell’inchiesta che oltre a scommettere sui risultati delle partite incriminate, hanno avuto – secondo gli inquirenti – anche un ruolo in una combine. Si tratta di Daniele Portanova (difensore del Bologna), Alessandro Parisi (difensore del Torino), Simone Bentivoglio, Marco Rossi, Abdelkader Ghezzal, Marco Esposito, Antonio Bellavista e Nicola Belmonte. Nel registro degli indagati ci sono anche i nomi del factotum barese Angelo Iacovelli, tre ristoratori – Nico De Tullio, Onofrio De Benedictis e Francesco De Napoli – ritenuti complici dei calciatori, scommettitori e loro amici: Arianna Pinto, Giovanni Carella, Fabio Giacobbe, Victor Kondic, Leonardo Picci e l’albanese Armand Caca. Le partite sotto la lente degli inquirenti sono le ultime nove del campionato di calcio 2010/2011, in particolare Bari-Lecce, Palermo-Bari, Bologna-Bari, Bari-Chievo e Bari-Sampdoria. C’è anche Udinese-Bari del maggio 2010, una delle ultime del campionato 2009/2010.
I nomi di Masiello e degli amici Giacobbe e Carella compaiono in particolare in alcuni verbali di interrogatorio relativi alla presunta combine di Bologna-Bari del 22 magio 2011, finita 0-4. A quanto si apprende, Giacobbe e Carella andarono in auto a Bologna per incontrare probabilmente il difensore della squadra emiliana, Portanova, per tentare con questi un accordo per truccare la partita. Questa circostanza sarebbe stata riferita da Masiello agli inquirenti baresi nell’interrogatorio del 24 febbraio scorso davanti al pm Angelillis e ai carabinieri baresi del nucleo investigativo. Masiello aggiunse che Portanova oppose un netto rifiuto.
Diversa la ricostruzione dei fatti delll’avvocato dei due amici di Masiello, Mario Russo Frattasi, secondo il quale Giacobbe e Carella andarono sì a Bologna assieme al ristoratore indagato Onofrio De Benedictis, proprietario del ristorante “Il Pescatore” di Bari, ma non certo per truccare la partita. Carella e De Benedictis – secondo il legale – volevano trovare un locale per aprire una pizzeria; Giacobbe perchè ha i genitori che vivono a Bologna. In quella circostanza – è la ricostruzione della difesa – Masiello diede ai suoi due amici il numero di telefono di Portanova e disse loro che il difensore emiliano avrebbe dovuto dagli una risposta. I due incontrarono Portanova che – secondo l’avvocato Russo Frattasi – disse di riferire a Masiello queste parole: “Non è possibile”. Inoltre, secondo il legale, in due anni Giacobbe e Carella hanno fatto complessivamente quattro scommesse. Tre le hanno perse ed una vinta: Udinese-Bari dopo un gol da grande distanza di Almiron.