Oltre 26 milioni a presidente e consiglio d'amministrazione, oltre 5 ai dirigenti e quasi uno ai sindaci revisori. Tfr da oltre 10 milioni per l'amministratore delegato Marchionni. Ma il collegio revisore si difende: "L'Isvap sapeva dal 2011 delle maxi-consulenze e delle operazioni immobiliari tra Fonsai e i Ligresti"
Quasi 26 milioni di euro distribuiti tra i consiglieri di amministrazione, oltre 5 milioni ai dirigenti, quasi un milione al collegio dei sindaci revisori. La Fondiaria Sai è destinata a una seconda ricapitalizzazione in meno di un anno, ha terminato il 2011 con un rosso di oltre un miliardo di euro e negli ultimi tre anni ha perso 2 miliardi e mezzo. Però ai vertici si distribuiscono milioni di euro di compensi.
I figli di Ligresti: 5 milioni e mezzo. I figli del presidente onorario Salvatore Ligresti hanno ricevuto in tutto circa 5 milioni e mezzo: 2 e mezzo sono andati alla presidente Jonella, 2 milioni e 100mila al vicepresidente Gioacchino Paolo (in parte in franchi svizzeri perché presidente di una controllata del gruppo nel Paese elvetico), 837mila all’ex vice Giulia. Quest’ultima peraltro riceverà il suo non irrilevante stipendio anche come presidente Premafin, anche se lascerà in vista dell’accordo con Unipol (e come lei gli altri dirigenti dell’azienda). Peraltro entrambe oggi perdono sensibilmente: il titolo Unipol cede il 10% a Piazza Affari, giù anche Premafin (-7,02) e Fonsai (-4,49).
Buonuscita all’ex ad: 10 milioni e mezzo. Tornando alla Fonsai in realtà quello che ha fatto il pieno è stato l’ex amministratore delegato Fausto Marchionni, uomo di fiducia dei Ligresti, che si è dimesso il 27 gennaio 2011: a lui sono andati 11,4 milioni di euro di cui 10,5 milioni come buonuscita.
Gli altri direttori generali. Marchionni per un mese da direttore generale (gennaio 2011) ha percepito 626 mila euro, cifra vicina a quanto ricevuto per 7 mesi di lavoro dal neo direttore generale Piergiorgio Peluso (661 mila euro), arrivato nel gruppo a giugno 2011. Stefano Carlino, dg dal primo gennaio al 2 agosto 2011, ha ricevuto 368mila euro.
I vertici: altri milioni. Sopra i due milioni di euro si attestano anche gli stipendi del vicepresidente Antonio Talarico (2,2 milioni) e dell’amministratore delegato e direttore generale Emanuele Erbetta (2,26 milioni).
C’è chi è consigliere e mettere al servizio della società consulenze professionali: è successo a Carlo D’Urso che così ha incassato 1,9 milioni (quasi del tutto in consulenze). Il vicepresidente Massimo Pini, “l’ambasciatore“ dei Ligresti con la politica, ha messo insieme compensi per oltre un milione di euro. Oltre mezzo milione di euro è andato al consigliere Vincenzo La Russa (fratello maggiore di Ignazio) grazie a consulenze per 466 mila euro.
I controllori: quasi un milione. E chi doveva controllare che al vertice dell’azienda andasse tutto per il verso giusto? Il presidente dei sindaci revisori, Benito Giovanni Marino, si è guadagnato un compenso di quasi 280mila euro, mentre gli altri componenti del collegio – Antonino D’Ambrosio, Marco Spadacini, Alessandro Malerba, Maria Luisa Mosconi, Rossella Porfido – hanno guadagnato fino a 216mila euro ciascuno.
Le consulenze. Fonsai ha pagato nel 2011 a Vincenzo e Geronimo La Russa, rispettivamente fratello e figlio dell’ex ministro della Difesa, Ignazio, consulenze legali per complessivi 670 mila euro, secondo quanto emerge dal bilancio della compagnia assicurativa. In totale i servizi ricevuti da “altre parti correlate” ammontano a 5,6 milioni di euro: il bilancio di Fonsai ricorda gli 1,42 milioni riservati a Fausto Rapisarda, gli 0,6 milioni allo studio D’Urso Gatti e Bianchi, gli 0,35 milioni a Geronimo La Russa, consigliere di Premafin, e gli 0,32 milioni a Vincenzo La Russa, consigliere di Fonsai (da cui ha ricevuto 566 mila euro). Si riducono a 0,25 milioni le consulenze tecnico-immobiliari pagate a Salvatore Ligresti, presidente onorario del gruppo, dopo che all’inizio dell’anno la compagnia assicurativa ha deciso di interrompere il rapporto con il consulente “d’oro” (40 milioni nel periodo 2003-2010). Il presidente onorario di Fonsai arrotonda con i 120 mila euro della Sogepi, società appartenente alla galassia della famiglia siciliana. Fonsai ha pagato inoltre 200mila euro all’avvocato Barbara De Marchi, moglie di Paolo Ligresti, mentre ammontano a 320 mila euro le spese corrisposte a Gilli per servizi di marketing e acquisto omaggistica.
Aumentano le “parti correlate con Unicredit. Il bilancio di Fondiaria parla anche dell’aumento delle attività nei confronti delle cosiddette “parti correlate”, con gli investimenti effettuati con soci, amministratori e loro società, saliti a 566,5 milioni di euro nel 2011 contro i 433 milioni dello scorso anno. Mentre le attività immobiliari, quelle che hanno principalmente come controparte le società personali della famiglia Ligresti, si riducono da 313 a 272 milioni anche per effetto della svalutazione per 54,5 milioni di euro di alcuni progetti di sviluppo (immobile di via Fiorentini a Roma, in zona Isola a Milano e a San Pancrazio Parmense), le attività finanziarie balzano da 118 a 293 milioni di euro, soprattutto a causa dei rapporti con Unicredit, diventata azionista nel 2011 e di cui la compagnia assicurativa ha sottoscritto 125,6 milioni di euro di obbligazioni, oltre ad intrattenere rapporti di conto corrente per 20,5 milioni.
Peggiora il saldo tra proventi e oneri derivati dai rapporti con le parti correlate (negativo per 66 milioni, contro i 36 dello scorso anno), a causa del crollo dei proventi (da 85,7 milioni a 35,6 milioni) da attività immobiliari. I flussi finanziari in uscita (181 milioni) sono più del doppio di quelli in entrata (81,5 milioni), con un saldo che però migliora rispetto a quello ancora più sbilanciato del 2010.
I rapporti con i Ligresti, oltre ad operazioni immobiliari e consulenze (in forte calo), evidenziano affidamenti da parte di Banca-Sai per 19,4 milioni di euro verso Sinergia e Imco. Scompaiono dal bilancio 2011 le sponsorizzazioni a Laità, la società della famiglia Ligresti che possiede Toulon, il cavallo del presidente Jonella, beneficiaria lo scorso anno di 1,4 milioni.
Il collegio sindacale: “L’Isvap sapeva”. Lo stesso collegio sindacale di Fonsai, peraltro, oggi si difende sostenendo che l’Isvap, cioè l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni, era a conoscenza dallo scorso anno delle maxi-consulenze e delle operazioni immobiliari tra Fonsai e la famiglia Ligresti denunciate dal fondo Amber e finite nel mirino della magistratura per via dei danni patrimoniali che potrebbero aver arrecato al gruppo e della violazione delle regole sulla comunicazioni sociali.
Il collegio sindacale, si legge nella relazione, “ha reso noti gli esiti dell’attività di indagine” svolta in seguito alla denuncia del fondo Amber “anche agli istituti di vigilanza Consob e Isvap, alla quale ultima peraltro erano già noti i medesimi fatti, avendoli rilevati in occasione di un accertamento ispettivo conclusosi lo scorso anno”.
L’Isvap aveva avviato un’ispezione in Fonsai nell’ottobre del 2010 che aveva riguardato anche le operazioni con la famiglia Ligresti e che si era chiusa nel maggio 2011 con una serie di rilievi e la richiesta, si legge nel bilancio di Fonsai, di “fornire chiarimenti e adeguate giustificazioni”. Nell’agosto del 2011, il Cda di Fonsai aveva rivisto la sua governance, rafforzando i presidi sulle operazioni tra parti correlate, e “condiviso, previa adeguata informativa su tutti gli aspetti evidenziati dall’Isvap, l’interesse della Compagnia al compimento delle operazioni con parti correlate oggetto degli accertamenti ispettivi”, chiudendo così la questione con l’autorità di vigilanza.
Il pm Luigi Orsi, titolare dell’indagine sul gruppo Ligresti, sospetta che le operazioni immobiliari e le maxi-consulenze abbiano drenato risorse da Fonsai a favore dell’azionista di controllo. Nei giorni scorsi da Palazzo di Giustizia, dove è stato sentito anche il vice direttore generale dell’Isvap, Flavia Mazzarella, erano filtrati dubbi sull’efficacia dell’azione dell’authority guidata da Giancarlo Giannini.
Amber: “Verificare la correttezza dell’informazione finanziaria”. Intanto il fondo Amber, che ha fatto partire l’inchiesta della magistratura ha scritto di nuovo al collegio sindacale di Fonsai. Il fondo ha chiesto all’organismo di controllo di valutare gli impatti “sulla correttezza dell’informazione finanziaria” delle operazioni oggetto di denuncia secondo l’articolo 2408, finite anche nel mirino della magistratura. Il 26 marzo Amber, secondo la relazione dei sindaci ai soci, ha scritto nuovamente sollecitando “un tempestivo completamento” da parte del collegio sindacale e del Cda delle attività di approfondimento contenute nella denuncia dello scorso ottobre. Il fondo ha poi chiesto ai sindaci “nell’ambito degli approfondimenti da effettuare, di dedicare particolare attenzione agli impatti che le irregolarità riscontrate possono avere avuto sulla correttezza dell’informazione finanziaria resa da Fondiaria-Sai” (ad esempio bilanci e prospetto dell’ultimo aumento di capitale). Infine per il fondo “alcuni dei fatti da esso denunciati non sarebbero stati presentati nella relazione” dei sindaci all’assemblea dello scorso 19 marzo. Il collegio sindacale, nella risposta ad Amber, ha detto che gli approfondimenti sono in corso e che nella prossima assemblea “verrà dato conto degli esiti a quella data”.