Sulla prima pagina del Corriere della Sera di Sabato 31 Marzo, l’autorevole tandem giornalistico Alesina / Giavazzi ha messo l’accento sull’inadeguatezza delle misure economiche prese dal Governo Monti, additando la recessività del complesso, basato su imposte e tasse, con pochissimi tagli di spesa da parte dello Stato e fatti soprattutto sui trasferimenti agli enti locali i quali di riflesso hanno aumentato le loro imposte. Hanno anche aggiunto che le richieste della Ue sono esse stesse recessive in quanto intimano il pareggio di bilancio senza spiegare che va raggiunto con tagli alle spese dello Stato.

Sulla recessività della manovra Monti, Giavazzi e Alesina non arrivano per primi, essendo essa ormai da tempo evidente anche ai ciechi; né arrivano primi sulla necessità, da tante parti caldeggiata, di recepire i diktat della Ue in modo un po’ più deciso e autonomo, respingendo al mittente ciò che va respinto.

Di questo passo può darsi che a breve il tandem, con una accelerazione della pedalata si renda conto anche che la manovra Fornero sulle pensioni è altamente recessiva, oltre a essere per certe parti quella che la brillante Gabanelli definirebbe una vigliaccata.

Mi riferisco alla disgustosa deindicizzazione della quale ho già scritto e al problema degli esodati che sta tracimando e rischia di rompere gli argini della quiete sociale; orbene, sembra che siano molti di più di quanti le risorse stanziate possano salvaguardare; e se solo sembra è perché il ministero diretto dalla Sig.ra Fornero non è ancora capace, di fornire dati che dovrebbero essere a portata di click, tramite gli enti da esso controllati. Agli esodati sarebbe improvvidamente applicata dal Ministro una trattenuta pari al 100% della pensione per un numero di anni variabile e imprecisato.

In mancanza dei dati esatti che un Ministero ben condotto dovrebbe avere già provveduto, non è possibile quantizzare l’ammontare esatto della liquidità sottratta ai consumi, ma certamente è molto elevata.

Più semplice è il calcolo della liquidità sottratta dalla deindicizzazione, che la ragioneria dello stato calcolò in 2 miliardi e 800 milioni nel 2012 e quasi 5 miliardi per gli anni successivi, quando la deindicizzazione doveva iniziare dalla quota di pensione superiore a due volte il minimo; poi la deindicizzazione fu spostata alla quota di pensione superiore a tre volte il minimo e quindi il risparmio è diminuito, ma restando certamente molto significativo

Alcune riflessioni, dalle quali magari Giavazzi e Alesina potrebbero prendere spunto per approfondimenti dall’alto della loro scienza economica:

Il reddito complessivo dichiarato della nazione nel 2010 è stato di 792 miliardi di euro; a un aliquota media del 33 % ciò da un gettito di 261 miliardi di euro. Secondo i dati presentati dal tandem, la pressione fiscale negli ultimi 8 mesi è aumentata di quasi 2 punti percentuali mentre i tagli dei trasferimenti gli enti locali, con conseguente innalzamento delle imposte locali, ha portato altri 2 punti circa tra imposte dirette e indirette; totale: 4 % pari a circa 8 miliardi di euro all’anno. Alesina e Giavazzi indicano correttamente che ciò è gravemente recessivo ma, nuovamente si dimenticano dei miliardi prelevati tramite la deindicizzazione e, in prospettiva, agli esodati.

Qualche liberista più dentuto obietterà che, per la miseria, i miliardi di non pensione agli esodati e le deindicizzazioni rappresentano un risparmio per lo stato che altrimenti era sull’orlo del baratro etc. etc.; litanie già sentite fino alla noia. E’ vero che sono un risparmio (non che sono quelli la ragione del passo indietro dal baratro), tuttavia in un conto economico risparmi e maggiori entrate vanno entrambi a segno positivo, a migliorare il saldo finale. Pertanto se si suggerisce al Governo di rinunciare a un po’ di entrate fiscali sostituendole con risparmi seri sui propri costi, si potrebbe egualmente proporgli di risolvere in modo serio e responsabile il problema degli esodati ed innalzare significativamente la quota indicizzata, sostituendo il risparmio così fatto con un altro risparmio socialmente più sostenibile; ma di questa proposta non ho trovato traccia nell’articolo di Alesina e Giavazzi.

In attesa del contributo di Alesina e Giavazzi (se mai verrà) concludo che, a parità di gettito, un prelievo fatto su fasce di reddito basso (molti dei deindicizzati) e addirittura mettendo a reddito zero numerosissimi cittadini (gli esodati) è nettamente più recessivo dello stesso prelievo fatto su fasce di reddito più elevate, in quanto il primo toglie ad alcuni qualsiasi capacità di spesa mentre prelevando su redditi alti si va in gran parte a tagliare non i consumi ma il risparmio privato. Per non parlare di equità.

Ah dimenticavo; chiederei anche, per ora sommessamente le dimissioni del Ministro Fornero in quanto è inconcepibile che a quattro mesi della riforma non sia in grado di dare cifre esatte attraverso l’Inps; roba da quarto mondo, perché nel terzo fanno già meglio di così.

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