Il quotidiano londinese ha pubblicato il contenuto di un documento riservato secondo cui il persistere della recessione e gli alti tassi di interesse sulle emissioni di debito pubblico metterebbero in dubbio costringerebbero l'esecutivo a imporre nuovi sacrifici ai contribuenti. Ma da Palazzo Chigi dicono che è tutto falso
Gli sforzi messi in campo dal Governo italiano per raggiungere gli obiettivi di bilancio potrebbero essere vanificati almeno parzialmente dal persistere della recessione e degli alti tassi di interesse sulle emissioni di debito pubblico. Per questo non è escluso che il Paese sia chiamato a imporre ai suoi contribuenti una manovra aggiuntiva capace di colmare il gap tra gli obiettivi stessi e i risultati effettivamente conseguiti. Lo scrive oggi in esclusiva il Financial Times citando un documento riservato circolato lo scorso weekend a Copenhagen durante l’ultima riunione dei ministri finanziari.
Ad alimentare i timori sono infatti proprio le cifre emerse all’interno del rapporto, un documento confidenziale di quattro pagine intitolato “Budgetary situation in Italy“, che segnalano tra le altre cose il persistere della contrazione dell’attività manifatturiera (il contesto recessivo si mantiene tale ormai da otto mesi a questa parte) e l’aumento della disoccupazione. La percentuale dei senza lavoro in Italia (9,3 per cento), ha rivelato ieri l’Eurostat, resta ancora sotto la media europea (10,8 per cento) ma è in costante crescita (+1,2 punti percentuali su base annuale). Il tasso di disoccupazione giovanile registrato nell’ultimo trimestre 2011 (32,6 per cento) è invece il più alto degli ultimi 20 anni.
“Gli sforzi messi in atto dall’Italia per raggiungere i principali obiettivi di bilancio potrebbero essere ostacolati dalle ridotte prospettive di crescita e dai tassi di interesse relativamente alti” si legge nel report citato dal Financial Times. “Il governo dovrebbe quindi preparasi ad evitare qualsiasi slittamento nel raggiungimento degli obiettivi di bilancio mettendo in pratica se necessario nuovi interventi”. Dal maggio 2010 a oggi, ricorda ancora il quotidiano londinese, l’Italia ha attuato manovre correttive per un controvalore complessivo di 100 miliardi, una cifra enorme, equivalente al 7 per cento del Pil nazionale.
Proprio l’ipotesi di una nuova manovra appare di per sé particolarmente inquietante. Un po’ perché finora è stato lo stesso governo italiano ad escluderla categoricamente (ancora oggi, in risposta all’articolo del FT, Palazzo Chigi ha ribadito la posizione ufficiale dell’esecutivo). Un po’ perché la sua stessa implementazione rischia di alimentare quel circolo vizioso fatto di riduzione della capacità di spesa, contrazione della produzione e recessione. Nel corso del 2012, ha sottolineato di recente la Commissione Ue, l’economia italiana si contrarrà dell’1,3 per cento, il terzo peggior risultato in Europa dopo Portogallo e Grecia. E mentre la Commissione Ue ”non conferma” le notizie sull’Italia apparse sul Financial Times e sottolinea di non voler speculare su quanto potrebbe accadere in futuro in un clima caratterizzato da “incertezze che pesano su tutta l’Eurozona e, con gradi diversi, sui singoli Paesi”, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha ribadito che non ci sarà “nessuna nuova misura di austherity”. “No – ha detto Passera a margine di un incontro all’Ance – con l’austherity non si cresce, al contrario dobbiamo mettere in moto tutte quelle operazioni sia di tipo orizzontale (innovazione, internazionalizzazione, credito, energia) sia settore per settore per fare in modo che oltre ad aver messo in ordine i conti ci sia anche crescita dell’economia ma soprattutto crescita dell’occupazione”.
Modificato da Redazione web alle 13.22 del 3 aprile 2012