La Guardia costiera ha raccolto le testimonianze di 48 profughi superstiti soccorsi ieri su un gommone. I loro compagni sarebbero affogati al largo delle coste libiche a poche ore dalla partenza. Le operazioni di salvataggio sono state condotte dalle unità italiane nonostante l’imbarcazione si trovasse in acque di competenza maltese
I superstiti, giunti in serata a Lampedusa profondamente provati dalla traversata, hanno ribadito quanto avevano già sostenuto nel corso delle loro telefonate. Le dieci vittime sarebbero finite in mare poche ore dopo la partenza, avvenuta nella notte tra venerdì e sabato da un porto al confine tra la Libia e la Tunisia. Il racconto viene ritenuto attendibile dagli operatori umanitari che hanno raccolto le testimonianze degli immigrati. I 48 superstiti sono già stati imbarcati sul traghetto di linea che li trasferirà a Porto Empedocle.
Gli sbarchi sono ripresi da metà marzo, come di consueto non appena le temperature si sono fatte più miti, con l’arrivo nell’isola di Lampedusa di centinaia di profughi. L’Italia si trova in una posizione critica dopo la condanna da parte delle Corte europea per i diritti dell’uomo del 23 febbraio scorso contro la pratica dei respingimenti in mare dei profughi dalla Libia che addossava al nostro paese la responsabilità della morte di oltre 200 persone. A questa era seguita il rapporto del Consiglio d’Europa del 29 marzo di quest’anno che considerava l’Italia colpevole per il decesso di altri 63 immigrati annegati al largo delle nostre coste.