Massimo Calearo, deputato di Popolo e Territorio, ex Pd ed ex Api, ha annunciato alla Zanzara di Radio24: “Non andrò più in Parlamento, prendo i 12.000 euro e mi pago il mutuo“.
L’amarcord del marzo 2008 quando Veltroni, con la promessa di un ministero, lo ingaggiò come capolista del Pd a Vicenza.
Nel suo curriculum vantava già allora una convinta collocazione a destra con sfumature padane, avendo aderito allo sciopero fiscale indetto dalla Lega ed avendo affermato, anche di fronte all’assemblea degli industriali di Vicenza che dirigeva, che mai e poi mai avrebbe votato a sinistra.
Homo novus
“La sinistra mai votai
perché è sol causa di guai
e nel mio raggruppamento
al sessanta e più per cento
alla destra diamo il voto.
Io che voi tutti piloto
la sinistra, ve lo giuro,
giammai voterò in futuro“.
Un discorso molto chiaro…
Lo spergiuro? Calearo,
industrial boss di Vicenza,
un campione di coerenza
diventato capolista
nel Nord Est molto leghista,
del partito del messia.
Di Damasco sulla via
il san Paolo nordestino,
per un alto cadreghino
da Veltroni garantito,
al Pd si è convertito.
Il padrone, primo in lista,
abbracciò il sindacalista
mormorando fra i singhiozzi:
“Vieni qui, caro Nerozzi,
messi insieme a fare guai
fregheremo gli operai.
Nel paese del Bengodi
starem, sol se dopo Prodi
Walterloo cambia registro
e mi nomina ministro!”
Zazzera postpalladiana,
Calearo è un’altra grana
nelle liste di Veltroni.
Non lo votano i padroni,
non lo votan gli operai…
No, non vinceremo mai!