“Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico”. (Pirandello, L’umorismo, 1908)
La vecchia imbellettata, oggi, potrebbe essere rappresentata dai sempre più numerosi politici che si illudono basti una pagina Facebook o un profilo Twitter per essere al passo con i tempi e vicino ai cittadini.
Nell’ossessione di voler apparire, e apparire moderni, non mettono neppure nel dovuto conto che l’esposizione diretta ai frequentatori dei social network non è lontanamente paragonabile al rassicurante salotto televisivo dove le parti sono ben definite e se infortunio c’è è l’eccezione.
Qui, nel mondo nuovo di Internet, l’infortunio è la regola.
E così, accanto ad Alemanno che su Twitter solidarizza con Alfano, vittima di un profilo fake, senza neppure rendersi conto di scrivere al fake stesso di Alfano, troviamo Paniz che, dopo l’atto censorio verso il sito vajont.info, approva senza remore il post di un suo fan, che augura a Turi Vaccaro, il pacifico No Tav, di venire fulminato come Luca Abbà, salvo tentare poi disperatamente di rimediare all’imprudenza, cancellando il commento, ignaro che qualcuno, siamo in rete, ha già provveduto ad immortalare la sua leggerezza.
E, ancora, Cosentino, offeso, rimuove dagli amici chi ha pubblicato sul suo profilo un video con le parole di Paolo Borsellino e Alfano preclude la possibilità di commentare a chi gli rievoca momenti, della sua carriera o del suo partito, sui quali preferirebbe non ci si soffermi.
Politici dunque non molto diversi dalla vecchia signora in crisi di identità descritta da Pirandello. Non è questa una questione anagrafica, ma mentale: se per anni è stato loro permesso di rovesciare sulla tv generalista menzogne ad ogni ora del giorno, ora faticano a concepire un mezzo che li sottoponga alla verità, che permetta anche al cittadino di argomentare le critiche, di pubblicare, proprio in casa loro, quanto a loro spiace venga pubblicato.
E, come continuava Pirandello: “non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt’al più sorridere”. La risata scaturita dall’incapacità nell’uso della rete, non può che terminare nel sorriso amaro al pensiero che i nostri politici, non essendo in grado di rapportarsi con i cittadini, non possono, a maggior ragione, essere in grado di farlo attraverso i social network.
Insomma, pur con l’ausilio artificioso di mi piace e followers, rimangono inebetiti e in affanno davanti alla potenza dirompente della partecipazione virtuale, ma diretta, che non fa sconti.
Inadeguati e insofferenti alla democrazia, in rete come nel mondo reale.