La Grecia, culla dei giochi olimpici antichi e moderni, brucia. Nella notte migliaia di persone si sono riversate in piazza Syntagma per protestare in seguito al suicidio di un anziano che si è dato fuoco perché non era più in grado di sopravvivere con la pensione. Il Paese intero è sull’orlo del collasso e lo sport, pertanto, ne subisce le ovvie conseguenze. A causa dei tagli alla spesa pubblica sono stati sospesi gli emolumenti alle federazioni e soppresse tutte le manifestazioni sportive, come i meeting pre-olimpici di atletica che avrebbero dovuto tenersi il 12 e 13 maggio in diverse città. Con il rischio, oltretutto, che alle prossime Olimpiadi di Londra 2012 non ci siano atleti greci. Per adesso ne dovrebbero partire 75, la metà di quanti erano a Pechino 2008, un sesto rispetto ad Atene 2004. Ma tutto dipenderà dalla possibilità di trovare sponsor privati.

Vassilis Sevastis, presidente della federazione di atletica greca (Segas), ha dichiarato: “I tagli alle federazioni sportive negli ultimi due anni sono stati così pesanti che non riusciamo a coprire nemmeno le spese ordinarie. Non possiamo più fare il nostro lavoro, economicamente abbiamo imboccato una strada senza uscita”. Se per prepararsi a Pechino 2008 furono investiti 30 milioni di euro, il budget del 2011 è stato tagliato di un terzo rispetto all’anno precedente, mentre quello del 2012 di un ulteriore terzo, lasciando a disposizione per quest’anno 6,5 milioni. Una cifra insufficiente anche a coprire anche i 2 milioni di budget riservati agli stipendi dei dipendenti federali, degli allenatori e degli atleti. Alcuni dei quali non vedono una ‘lira’ da oltre un anno.

Dimitris Chondrokoukis, appena laureatosi campione di salto in alto ai mondiali indoor, ha raccontato: “Le condizioni di allenamento sono inaccettabili, in inverno mancava il riscaldamento e, con l’avvicinarsi dell’estate, ci hanno comunicato che non avremo l’aria condizionata”. Sulla stessa lunghezza d’onda Louis Tsatoumas, detentore del record europeo di salto in lungo con 8,66 metri: “Quest’inverno per la mancanza di riscaldamento ci siamo allenati anche con temperature intorno ai 10 gradi, rischiando infortuni seri. La zona d’allenamento indoor dello Stadio Olimpico costruito per le Olimpiadi del 2004 ha il tetto rotto, quando piove dobbiamo allenarci tra un secchio e l’altro e provvedere noi stessi ad asciugare costantemente le piste”.

Questo riporta ad un altro problema. Come l’aver ospitato le Olimpiadi nel 2004 sia stato per la Grecia una delle cause dell’attuale collasso economico. Non solo per gli oltre dieci miliardi di euro di investimenti pubblici per la costruzione di inutili infrastrutture e di impianti sportivi subito abbandonati appena un secondo dopo la cerimonia di chiusura. Ma anche per il fardello di centinaia di milioni di euro l’anno, a carico del governo, per i costi di mantenimento di queste strutture sportive, che in realtà oggi, dai racconti degli atleti, risultano essere fatiscenti. Se non del tutto abbandonate, in rovina e mai più utilizzate.

“Non siamo riusciti a capitalizzare il successo di Atene 2004 – spiega Spyros Kapralos, presidente del Comitato Olimpico greco -, il cui lascito è scomparso non appena spente le luci della cerimonia di chiusura”. L’unica luce che sarà riaccesa è quella della fiaccola olimpica che, come da centenaria tradizione, ogni quattro anni parte dalla città di Olympia, sede degli antichi giochi, per raggiungere la città in cui si svolge l’Olimpiade. La cerimonia, dove undici sacerdotesse accendono la torcia mettendola al centro di uno specchio concavo che convoglia i raggi solari, sarà sponsorizzata da privati e si terrà come previsto il 10 maggio. Poi la fiaccola partirà in direzione Londra. Dove rischia di non essere raggiunta dagli atleti. E intanto, come una fiaccola olimpica, la Grecia brucia.

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