Mentre ai vari Scajola e Bossi qualcuno ristruttura la casa a loro insaputa a L‘Aquila, nel terzo anniversario del terremoto che il 6 aprile ha causato 309 morti e circa 2.000 feriti, la ristrutturazione, pardon la ricostruzione di una città e del suo straordinario patrimonio architettonico sono praticamente ferme. Oltre 7mila persone abitano nei Moduli abitativi provvisori, più di 500 nelle case in affitto concordato con la Protezione Civile. Altre 314 persone sono ancora in albergo o nella Scuola sottufficiali delle Fiamme gialle. La maggior parte vive nella cosiddetta new town, case in legno che in molti casi, come hanno rivelato gli abitanti presentano difetti di fabbricazione o mancate manutenzioni.
New Town, ovvero L‘Aquila2, come la descriveva Silvio Berlusconi forse per riecheggiare quella Milano2 alle origini della sua ascesa. Quel Silvio Berlusconi che alla vigilia di Pasqua, a soli due giorni dal terremoto proponeva alle migliaia di sfollati di approfittare della Settimana Santa per prendersi delle “vacanze pagate”. “Vi prendete qualche giorno, come fosse un camping” diceva ai microfoni di una tv tedesca. Il suo successore, Mario Monti pur risparmiandoci le gaffe presidenziali sembra più preoccupato di elogiare il sempreverde Gianni Letta che di stigmatizzare i ritardi, le anomalie e le ombre sulle gare d’appalto della ricostruzione.
Dopo anni di “intercettazioni, proteste, processi nessuno chiede scusa, nessuno si dimette” scrive saggiamente Samanta Di Persio, scrittrice aquilana…
La notizia di ieri è che L’Aquila risulterebbe candidata ad assumere il ruolo di capitale della cultura europea per il 2019, anno della decima ricorrenza del terremoto. Ma ad oggi potrebbe essere solo il set cinematografico di un film paranormale: “l’Aquila, città fantasma”.