L’occasione persa per il riscatto di Gomorra è nella faccia e nel curriculum di Renato Natale, l’uomo che la camorra casalese voleva vedere morto per punirlo per le sue battaglie per la legalità e in difesa degli immigrati. Sul medico ed ex sindaco di una purtroppo breve stagione dei primi anni ’90 si era realizzata una convergenza spontanea e convinta dei movimenti antimafia, delle associazioni che gestiscono i beni confiscati, della società civile e di tutte forze politiche, che avevano deciso di sostenerlo senza presentare proprie liste. Pd in primis, che questa candidatura aveva preparato e fortemente voluto, ma anche Sel, Udc, Fli e anche il Pdl, che aveva deliberato l’appoggio al termine di un direttivo regionale di un paio di settimane or sono.
La candidatura di Natale a primo cittadino di Casal di Principe è ora carta straccia. Il governo Monti, ministro dell’Interno Cancellieri, ha deliberato lo scioglimento del Comune per infiltrazioni camorristiche e di conseguenza ha annullato le imminenti elezioni amministrative. A liste appena presentate, da tre giorni. Proprio ora che una persona onesta e nemica dei clan aveva messo d’accordo tutti. La legge adesso impone diciotto mesi di commissariamento, poi si vedrà. “Ora la camorra sarà contenta, potrà serrare le file e tornare più forte – afferma Natale – la decisione del Consiglio dei Ministri mortifica la città di Casal di Principe e la voglia di rinnovamento dimostrata dai cittadini con l’ampia partecipazione alle liste civiche che hanno sostenuto la mia candidatura a sindaco. Era questo il momento giusto per far svolgere le elezioni, c’era voglia di riscatto dopo gli arresti dei mesi scorsi”. “Casal di Principe paga la nefasta eredità di Nicola Cosentino” aggiunge a caldo il segretario regionale del Pd Enzo Amendola. Lo scioglimento infatti è una conseguenza di quanto emerso dall’inchiesta della Dda di Napoli (pm Curcio e Ardituro, coordinatore Cafiero de Raho) culminata il 6 dicembre in un mandato di arresto (poi respinto dalla Camera) per l’ex coordinatore regionale Pdl, originario di Casal di Principe, e per altre 56 persone tra politici, imprenditori ed esponenti dei clan casalesi. Ma una ricca porzione delle 1164 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Egle Pilla è dedicata ai brogli elettorali del 2008 e 2010, alla compravendita del consenso alle ultime comunali tramite buoni mensa o acquisti di generi alimentari, ai trucchi per far risultare votanti persone che per malattia o altro erano lontane dal seggio o non si erano mosse di casa, alle pressioni della camorra per far eleggere i candidati graditi alle cosche. Intrecci perversi in una città in cui un’operazione economica come quella della realizzazione di un nuovo centro commerciale, ‘Il Principe’, sarebbe stata pianificata a tavolino anche secondo criteri di lottizzazione politica e di accaparamento del voto. Con Cosentino e Luigi Cesaro, presidente Pdl della Provincia di Napoli, a intercedere presso l’Unicredit a Roma per sbloccare il fido necessario alla realizzazione del progetto, in favore degli imprenditori a loro vicini politicamente. Secondo la Procura quel progetto consentì a Cipriano Cristiano, l’ex sindaco arrestato, di essere eletto “grazie alla poderosa leva rappresentata dalla promessa di posti di lavoro apparsa più credibile” in seguito all’avvio del cantiere.
“Ora se tutto va bene si andrà al voto nel 2014 e si darà tutto il tempo ai soggetti caduti in disgrazia di riorganizzarsi; anche la camorra penso sia contenta, potrà serrare le fila e tornare ancora più forte” dice Natale. C’è grande delusione tra i cittadini di Casale, spiega il medico, “soprattutto tra i tanti giovani inseriti nelle liste presentate appena martedì scorso e che da questa mattina mi stanno tempestando di telefonate cariche di rabbia; una vera beffa per la città visti anche i soldi spesi per raccogliere firme e presentare le liste”. Natale, candidato delle civiche “Ricostruiamo” e “Casale Rinasce” avrebbe sfidato Enrico Maria Natale, studente di Lettere di 27 anni, sostenuto dalle liste “Avanti Casale” e “Casale c’è” vicine al centro-destra, e Rosa Pagliaro, gestore di Caf e Patronati, per la lista “Noi Sud”.
Ma si poteva evitare questo scioglimento? Formalmente e documentalmente, la decisione appare ineccepibile, alla luce delle inchieste e della relazione della commissione d’accesso. Ma al governo Monti è forse sfuggita la portata storica dell’intesa bipartisan e anticamorra raggiunta sul nome di Natale. Dice Antonio Amato, consigliere regionale Pd e presidente della commissione Beni Confiscati: “E’ una scelta burocratica che non rappresenta la migliore opzione che lo stato poteva realizzare per riportare legalità e democrazia in questi territori. E poniamo a tutti un interrogativo: perché lasciare che si presentassero le liste e far esporre persone come Renato Natale e i tanti schierati con lui”?
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