Alla fine le dimissioni di Raffaele Lombardo sono quasi arrivate. Quasi, perché il governatore siciliano, neo imputato per concorso esterno a Cosa Nostra, le ha per il momento solamente annunciate. “Mi dimetterò un minuto prima della decisione del giudice per l’udienza preliminare, anche in caso di archiviazione, perché se c’è una dimensione politica voglio eliminarla. Ad essere rinviato a giudizio non sarà il presidente Lombardo, ma il cittadino Lombardo” ha detto il leader del Movimento per l’Autonomia alla conferenza stampa convocata originariamente per gli auguri pasquali, che invece ha preso una piega molto diversa dopo l’imputazione coatta decisa dal gip di Catania Luigi Barone.
Un’imputazione per mafia che lo scorso 29 marzo è piombata come un fulmine a ciel sereno sul governo regionale. “Non me l’aspettavo io, non se l’aspettavano i miei alleati come Gianfranco Fini, che era pronto a scommettere sul contrario, non se l’aspettava nessuno” ha ribadito Lombardo, rivelando anche che “l’unico ad aspettarselo era Saverio Romano (l’ex ministro dell’Agricoltura imputato a sua volta per mafia), che due mesi fa aveva previsto tutto individuando una causale che avrebbe portato a questo punto”. Causale politica o giudiziaria? “Non posso mica dire tutto” ha glissato il presidente.
Il governatore si è presentato in conferenza stampa con due uomini di punta della sua giunta: il tecnico di area Pd Mario Centorrino, vicino al senatore Beppe Lumia, e il responsabile della Sanità Massimo Russo, ex magistrato dell’antimafia. Una sorta di monito a chi aveva pronosticato lo sfaldamento della sua giunta. “Ovviamente non posso escludere l’ipotesi delle elezioni anticipate, escludo invece crisi di governo: con i miei alleati andiamo d’amore e d’accordo”.
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, formalizzata dalla procura etnea nei giorni scorsi, adesso la palla passerà al gup che dovrà di conseguenza decidere se mandare alla sbarra il governatore oppure archiviarne la posizione. Indipendentemente dalla valutazione del giudice, Lombardo ha però annunciato che lascerà in ogni caso Palazzo D’Orleans, la sede della presidenza regionale che occupa dal 2008.
A questo punto la scelta del governatore di attendere l’udienza preliminare, con le dimissioni già programmate in qualsiasi caso, potrebbe quindi essere un modo per prendere tempo: una sorta di “tirare a campare” di andreottiana memoria. La settimana scorsa Lombardo aveva auspicato infatti che l’udienza preliminare venisse convocata il prima possibile. Adesso però ha cambiato completamente idea. “Chi può dire quanto ci vorrà prima che si arrivi all’udienza davanti al gup e quindi alle mie dimissioni? Bisogna nominare un altro giudice, diverso da Barone, che legga tutte le 80 mila carte del procedimento. Ci vorranno mesi, mettetevi in testa che si potrebbe arrivare anche ad una data oltre la scadenza naturale del mio mandato, nel maggio del 2013″ ha avvertito sornione il presidente, subito dopo aver annunciato le sue dimissioni “a tempo”. Un tempo che, con il gup ancora da nominare, potrebbe in effetti essere infinito, nonostante Lombardo abbia annunciato di non volersi avvalere del legittimo impedimento.
L’indagine sul governatore siciliano nasce da uno stralcio dell’inchiesta Iblis della Procura di Catania (il nome del demonio in arabo): secondo gli elementi raccolti dagli inquirenti, Lombardo e il suo partito avrebbero ricevuto soldi e sostegno elettorale da Cosa Nostra catanese. Il gip Luigi Barone nel presentare richiesta d’imputazione coatta ha scritto che è da escludere che per 10 anni Cosa Nostra abbia investito su un partito senza mai ricevere nulla in cambio. “Allo stesso modo – ha ribadito Lombardo – potrei dire che se Cosa Nostra non è un’associazione di volontariato a titolo gratuito, non ci ha mai sostenuto”.
Dopo l’annuncio delle dimissioni “a tempo” il governatore ha anche accennato ad un possibile allontanamento dalla vita politica. “Vorrei iniziare una fase nuova della mia vita, fare cose diverse. Pensavo di iscrivermi all’Università telematica della Sapienza, naturalmente alla facoltà di Giurisprudenza, così posso capire meglio le carte che mi riguardano”. Anche Totò Cuffaro, il suo predecessore che sta scontando sette anni di carcere per mafia, si è iscritto a Giurisprudenza dopo le vicissitudini giudiziarie che lo hanno riguardato. “Vorrà dire che mi farò dare consigli da Cuffaro su come studiare le materie” ha chiosato Lombardo.