Un nuovo teatro per L’Aquila da ottocento posti. Promesso e mai realizzato, finanziato anche con oltre due milioni di dollari dalla comunità degli abruzzesi di Canberra in Australia. L’idea era nata da Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit, società controllata da Federlegno, associazione che raccoglie oltre 2.400 aziende italiane del settore del legno e dell’arredo. Guglielmi aveva chiesto a Mario Cucinella, architetto e designer, di collaborare gratuitamente alla creazione di “un importante edificio pubblico a favore dei terremotati dell’Abruzzo”. E il 27 aprile 2009, a pochi giorni dal disastro, aveva annunciato al Salone del Mobile di Milano: “Vorremmo regalare a L’Aquila un nuovo teatro”.
“Ho pensato con dolore alle opere d’arte perdute e ricrearne una sarebbe stato di sollievo”, aveva spiegato il presidente di Cosmit, nel video (sotto) in cui ufficializzava la realizzazione dell’edificio. Un entusiasmo motivato dal desiderio di “ridare la vita a L’Aquila” ripartendo “dalla cultura” affinchè la ricostruzione non diventasse un “secondo dramma”. Un regalo che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe diventato a pagamento.
“E’ stato un dono mancato e un’idea tramontata alla fine dell’anno successivo”, racconta Mario Cucinella. “E’ stata annunciata la fattibilità di un progetto in un contesto sensibile ed emotivamente provato ma non è seguita l’azione. Era previsto come un atto di generosità senza azione speculativa. Volevamo costruire il nuovo teatro nella piazza d’Armi, che era diventata una tendopoli. E abbiamo iniziato a lavorarci subito dopo l’annuncio ufficiale al Salone del Mobile, i primi di maggio”. Poi, dopo un anno e mezzo di lavoro e analisi, il passo indietro di Federlegno. “Il progetto non era più gratuito, ma ‘al costo’. In pratica il materiale doveva essere pagato al prezzo di acquisto dei fornitori. A quel punto non si tratta più di un dono. Meglio fare una normale gara d’appalto a questo punto”.
Cucinella ha scritto una lettera a Guglielmi che ha specificato di non avere mai parlato di donazione. “Era infastidito, ma gli ho risposto che c’è anche un video su YouTube in cui non dice che avrebbe donato al costo – ricorda l’architetto – Ha preferito sottolineare che ci sono state delle incomprensioni. Insomma, una cosa all’italiana un cui si vuole chiude la vicenda all’insegna del ‘non ci siamo capiti'”.
Era stato proprio Guglielmi infatti a parlare di “regalo”. Ma quella dichiarazione, spiega al fattoquotidiano.it, era stata “dettata dall’emozione del momento”. Quindi non aveva promesso nulla? “Non dico nè questo nè il suo contrario. Mi venne detto che il teatro si poteva costruire, poi ci furono delle verifiche dei nostri associati, che hanno prodotto valutazioni tecniche. E data la situazione economica abbiamo offerto di costruire al costo. Se Cucinella sostiene il contrario, io ho dalla mia parte le aziende”. Quindi il dono è diventato a pagamento. E puntualizza: “Non potevo prendermi impegni per conto della federazione”. E aggiunge: “Se già le aziende forniscono il materiale si tratta di un grande vantaggio. E poi non si chiede quanto si dona. Si accetta e basta”.
Eppure sono state fatte conferenze stampa, annunci, e nella comunità degli abruzzesi di Canberra, prosegue l’architetto, “venne organizzata una raccolta fondi, con tanto di modello e foto del teatro. L’ambasciatore allestì una cena ‘all’americana’, con tante tavole imbandite e l’inno di Mameli tirando su due milioni e settecentomila dollari”. Denaro che è rimasto nel fondo ‘Australian Abruzzo Earthquake Appel Fund’, bloccato fino alla realizzazione dei lavori. “I soldi sono ancora in Australia – spiega Pietro Di Stefano, l’assessore alla Ricostruzione de L’Aquila- Abbiamo firmato un accordo col vice ambasciatore: quando saranno appaltati i lavori li sbloccheranno”. Esatto, ‘appaltati’. “Perché per realizzare il teatro abbiamo lanciato un concorso internazionale di progettazione in cui il teatro sarà all’interno di un parco e per il quale il comune ha raccolto altri quattro milioni di euro. L’amministrazione si è attivata quando abbiamo capito che la donazione non ci sarebbe stata”. Secondo l’assessore, “quel che dice l’architetto è vero: non aveva trovato il modo per realizzare il progetto. La Federlegno, con cui il Comune non ha avuto mai contatti diretti, prima ha detto che avrebbe coperto per intero, poi avrebbe contribuito con un abbattimento dei costi. O c’è la donazione per intero o si procede col concorso, per garantire procedure trasparenti”. Una donazione per intero che ad esempio è avvenuta per l’Auditrium di Renzo Piano, realizzato nel capoluogo abruzzese dalla Provincia di Trento. In cui l’archistar, come il progetto, erano “inclusi nel pacchetto”. Quel regalo alla città, conclude Di Stefano, “l’ho sempre visto nei grafici, mai nella sostanza”. Infatti.