I manager di Research in Motion, l’azienda canadese produttrice dei BlackBerry, abbandonano la nave prima che sia troppo tardi. Un portavoce della società ha fatto sapere che diversi dirigenti hanno presentato le dimissioni, tra cui il responsabile tecnologie e il direttore operativo, mentre l’ex amministratore delegato Jim Balsillie ha lasciato il consiglio di amministrazione. E altri – tra cui Alan Brenner, vicepresidente della piattaforma BlackBerry – sono pronti a seguirne l’esempio. La grande fuga è cominciata dopo che alcuni giorni fa l’amministratore delegato, Thorsten Heins, ha detto di essere pronto a vendere l’azienda. Quanto resta di Rim, il cui valore di mercato è crollato a 6,6 miliardi di dollari dagli 83 miliardi del 2008, gioca l’ultima carta puntando sul mercato delle aziende, dove un tempo dominava incontrastata.

L’annuncio di Heins, che si è detto pronto a considerare la vendita di tutti o parte degli asset, ha seguito il risultato di una trimestrale a dir poco preoccupante. Il fatturato, nei tre mesi terminati il 3 marzo, è diminuito del 25 per cento rispetto all’anno precedente, in peggioramento per il quinto trimestre consecutivo. Ancora peggio gli utili che, negli Stati Uniti, sono crollati del 57 per cento. I bilanci in rosso hanno portato l’estate scorsa al licenziamento di duemila dipendenti, oltre il 10 per cento degli occupati di Rim. La seconda grande fuga è quella degli investitori, che ha fatto crollare il titolo del 77 per cento nell’ultimo anno.

A pesare sui conti è stato il flop del tablet PlayBook, lanciato l’anno scorso pochi mesi dopo le dimissioni del direttore marketing della società, che tra l’altro non è ancora stato sostituito. Ma l’azienda ha ceduto anche nel core business, il mercato degli smartphone, dove fino a pochi anni fa lottava per il primo posto con l’iPhone di Apple. La fetta di mercato occupata dai BlackBerry prodotti da Rim, secondo i dati della società di ricerca Idc, è scesa all’8,2 per cento a fine 2011, dal 14 per cento dell’anno precedente. La quota di Apple, nel frattempo, è schizzata dal 16 al 24 per cento.

Rim, soffocata dalla concorrenza di Apple e Android, ha scelto di focalizzarsi sulle aziende, i clienti che le hanno dato soddisfazioni maggiori in passato, soprattutto per il suo punto di forza nella maggior riservatezza delle email, che secondo molti sono più difficilmente intercettabili rispetto alla concorrenza. Con questa decisione, però, ha alzato bandiera bianca sugli altri fronti. L’ultimo tentativo di rilancio è stato nei giorni scorsi Mobile Fusion, un sistema in grado di aiutare le aziende a gestire i dispositivi dei dipendenti (non soltanto BlackBerry, ma anche iPhone e altri che utilizzano il sistema operativo Android). Ha quindi adottato la tecnica del “se non puoi battere il nemico alleati con lui” nel tentativo di trarre vantaggio dal successo dei concorrenti. Gli esperti del settore, tuttavia, credono che questo non basterà a salvare i bilanci del gruppo.

E allora che fine farà l’azienda diventata famosa per i telefonini preferiti dai businessman che ha avuto come testimonial di fatto perfino il presidente Obama? Thorsten Heins, alla guida di Rim da poco più di due mesi, ha detto che vede diverse possibilità all’orizzonte, compresa la vendita di tutti o parte degli asset. L’acquirente più probabile, secondo il Wall Street Journal, è Microsoft, che ha una partnership con l’azienda canadese e si è già fatta avanti nel dicembre 2011. Ma sembra interessata anche Nokia, ancora debole negli smartphone nonostante la leadership nei telefoni cellulari. Seguono Amazon, che ha già messo in passato gli occhi su Rim, Htc e Lenovo, il produttore cinese di computer che ha investito in misura massiccia in tecnologie per smartphone e tablet. I candidati, come si vede, non mancano. Ma l’ultima parola spetta agli azionisti di Rim.

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