A sentire una ragazza al bancone di un bar si tratterebbe di “un esperimento genetico dei comunisti europei, che hanno messo nel frullatore i geni di Gladys Marin, la comunista più famosa del Cile, hanno aggiunto un po’ di Lenin, un piercing e un fazzoletto”. Nonostante dalla voce della magnetica guida del movimento studentesco non esca mai il termine “indignados”, un po’ svelta eppure efficace scorciatoia giornalistica, è proprio quello lo stato d’animo che vibra sotto le parole di Camila e degli altri ragazzi intervistati, giovani che dal giugno dello scorso anno si sono battuti non solo per un’università gratuita, ma per una reale democratizzazione di uno Stato in mano al governo populista e di destra di Sebastián Piñera.
Documentario prezioso perché antepone l’onestà espositiva all’artificio stilistico, Conversazioni con Camila Vallejo – giovedì 12 aprile alle ore 19.00 presso il Teatro Sant’angelo di Perugia – usa un linguaggio inequivocabile assumendo una forma diretta in cui l’intervista con la risoluta ventiquattrenne è alternata alle riprese di una società schiacciata dal peso di uno spregiudicato neoliberismo. Sostanziando le sue parole con immagini adeguate, Manuel Anselmi, sociologo e studioso di America Latina, e Luciano Usai, fotografo e documentarista, allungano il respiro ad un lavoro di documentazione storica oltreché di riflessione politica che finisce con l’essere più di una semplice intervista. Da questo diario del saccheggio cileno emerge in più momenti quella giovane vitalità che ha saputo portare a sé alleati provenienti da diversi ambiti al fine di consolidare un nuovo potere costituente con a capo la prima generazione di adolescenti che non ha conosciuto la dittatura: la stessa Camila è nata in quel 1988 in cui un plebiscito bocciò un nuovo mandato presidenziale per Pinochet.
Tra le sue dichiarazioni e quelle degli altri studenti emergono i punti di vista dello storico Gabriele Salazar e di Karina Carrasco dell’Osservatorio dei diritti umani “Sitio del la Memoria”, che si occupa di analizzare i comportamenti dei carabineros durante le marce militari, tutti ben focalizzati sulle pieghe di una terra segnata da enormi disparità e disuguaglianze, alla cui maggioranza di governo c’è ancora l’Unione democratica indipendente fondata nel 1987 al tramonto della dittatura. Le immagini di repertorio sono tratte dal bellissimo Salvador Allende (2004) di Patricio Guzmán.