Povero Matteo Salvini, enfant prodige senza prodigi né fanciullezza. Il partito è deriso, i celti disgregati. Trote e batraci hanno ammazzato il sogno. E lui, per sublimare il dolore, occupa la tivù.

In difesa e a baluardo di un’utopia infranta. Rai, Mediaset, La 7, Sky, Radio Padania, Tele Pontida: non se ne fa mancare una. Giovedì, a un certo punto, era contemporaneamente a Porta a porta e Matrix. In collegamento da un cerchio magico tutto suo, dove Babbo Natale esiste davvero e pure la Befana (che magariè Rosi Mauro). Messo alle strette dadomande larghissime, cominciava a tremare.

Gonfiava il doppio mento, che si faceva triplo e quadruplo, quintuplo e periodico. Ammetteva la presenza di mele marce. Sottolineava “le strane coincidenze”. Poi, narrava la sempiterna Parabola del Leghista illibato: la raccolta firme, l’impegno, l’onestà. Che bimbo tenero: tutto è perduto, ma lui resiste. Resiste. Resiste.

Quasi come un giapponese padano.

Il Fatto Quotidiano, 7 Aprile 2012

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