L'obiettivo di abbattere del 50 per cento entro il 2020 l'immondizia da smaltire tradizionalmente non sarà raggiunto per i pessimi dati che arrivano da Bulgaria, Romania, Lituania, Lettonia e anche Italia. A poco servono gli esempi virtuosi di Germania e Olanda
Crolla il primo degli obiettivi della strategia EU2020 che si riprometteva al suo lancio di consegnarci entro il 2020 un’Europa più pulita e sostenibile. Dati Eurostat alla mano, l’obiettivo del 50 per cento in meno di rifiuti in discarica appare praticamente irrealizzabile visti i pessimi score di alcuni Paesi membri. In Bulgaria e Romania, ad esempio, la discarica è praticamente l’unico modo di eliminare la monnezza, con un netto 100 per cento bulgaro e un 99 per cento rumeno (l’1 per cento viene riciclato). Male anche Lituania (94 per cento), Lettonia (91 per cento), Grecia (82 per cento) e Malta (86 per cento). Interpretando i dati, vanno male gli ultimi entrati nell’Ue (anche se sono passati quasi 10 anni) e quelli più colpiti dalla crisi economica, Grecia in testa, seguita da Irlanda, Portogallo e Spagna.
Male anche l’Italia, con un sonoro 51 per cento di rifiuti in discarica. Fa scuola la discarica di Malagrotta, molto probabilmente la più grande d’Europa (240 ettari) e tra le 4500 e le 5000 tonnellate di rifiuti scaricati ogni giorno, 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica prodotti ogni anno. Ma attenzione: i dati Eurostat prendono in considerazione solo le discariche legali. Secondo l’ultimo rapporto “Ecomafie” presentato proprio oggi dall’Agenzia regionale per l’ambiente della Puglia (Arpa), solo nel tavoliere ci sarebbero ben “1.692 discariche abusive, un totale di 11.000 chilometri quadrati di superficie e un volume di rifiuti abbandonati pari a due milioni e 263mila metri cubi”. Insomma, davvero niente male.
Eppure gli esempi virtuosi in Europa ci sono. In Germania, un Paese di oltre 80 milioni di persone, la percentuale di rifiuti trattata in discarica è pari a zero. Stessa cosa in Olanda e Svezia, anche se in questi casi ci troviamo di fronte ad una popolazione nettamente inferiore. Ma, a onor del vero, non è tutto oro quello che luccica. Alcuni Paesi fanno sì poco ricorso alle discariche ma in compenso abbondano di inceneritori, o “termovalorizzatori” come li chiamano i costruttori. Per restare in Germania, ad esempio, ben il 38 per cento dei rifiuti viene bruciato, contro un 15 per cento italiano. Alte percentuali anche nei Paesi bassi (39 per cento), Svezia (49 per cento) e Danimarca (54 per cento).
E riciclaggio e compostaggio? Benino in alcuni Paesi (Danimarca 36 e 14 per cento, Olanda 33 e 28 per cento) male in altri (Portogallo 12 e 7 per cento, Repubblica Ceca 14 e 2 per cento). Ad ogni modo il risultato non cambia: l’Ue ha ancora una lunga strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva quadro sui rifiuti del 2008, che prevedeva che entro il 2020 sia riciclato almeno il 50 per cento dei rifiuti domestici. “Una corretta gestione dei rifiuti è di vitale importanza, sia sotto il profilo ambientale sia sotto quello del risparmio ed ottimizzazione delle risorse”, ha detto il commissario all’Ambiente Janez Potočnik. Parole sante ma, dati alla mano, difficili da trasformare in fatti.