L'ex ministro all'attacco: sfotte il "kooly e noody e a chi lo critica replica "No al silenzio omertoso sulla merda che imbratta la Lega". Al centro dello scandalo restano il figlio del Senatur e la vicepresidente del Senato. Si moltiplicano nella base le richieste di espulsione dal partito. E per la "regista" del Cerchio magico i partiti, ad eccezione del Pdl, chiedono un passo indietro dall'incarico istituzionale
“La pulizia è già in atto e c’è già chi la deve fare” aveva mandato a dire Umberto Bossi dalle colonne della Padania, replicando alle dichiarazioni di ieri di Roberto Maroni. Il quotidiano del Carroccio ha aperto con il titolo: “Contro l’attacco che mira a dividere. Bossi: “‘Tutti uniti’. La pulizia è già in atto e c’è già chi la deve fare'”.
Ma Maroni continua a togliersi sassolini, anche nel giorno di Pasqua. Agli amici che gli chiedono di essere presente alla “Serata dell’orgoglio leghista”, in programma martedì prossimo a Bergamo, oggi ha risposto: “Venite e avrete le riposte. Oggi è Pasqua e la colomba (della pace) va bene, ma solo fino a domani. Pulizia, pulizia, pulizia, mi sono francamente rotto di cerchi magici e Culi nudi!”. Il riferimento, per chi ha seguito la vicenda, è chiaro come il sole: cioè la canzone “Kooly Noody” incisa tempo fa da Pier Moscagiuri, ex guardia del corpo e ora compagno della vicepresidente del Senato bossiana Rosi Mauro. Maroni, peraltro, la cui passione per la musica di alta qualità è nota, ne approfitta per sfottere anche sui gusti: “Oddio non trovo l’imperdibile ‘Kooly Noody’, ho solo brani minori tipo Giuseppe Verdi e Wilson Picket. Dove trovo il capolavoro? Aiutatemi please…”. A chi lo critica parte la stoccata: “No al silenzio omertoso sulla merda che imbratta la Lega” e il riferimento di nuovo è evidente. “Vanno espulsi – ripete Maroni – quelli che hanno usato i soldi della Lega (e quindi dei militanti) per fini personali”.
Sul tema della richiesta di espulsioni, ce ne è per tutti i gusti. Lo spiega all’Ansa Matteo Salvini “Ne stanno arrivando da sezioni di ogni provincia del nord’’. “Martedì sera a Bergamo ci saranno un sacco di persone e tutti aspettano segnali forti, dimissioni o espulsioni di chi ha sbagliato. Verrà un sacco di gente – spiega – da tutto il nord, militanti, amministratori locali e sindaci, tutta gente che è pronta a ripartire da mercoledì mattina con l’azione politica. Speriamo che ci sia posto per tutti, volevamo trovare qualcosa di più grande ma con la Pasqua di mezzo abbiamo rimediato la Fiera che ha cinquemila posti. Ma martedì sera ci aspettiamo segnali di forti di cambiamento”. “E vuol saperne una – conclude Salvini – tanto per dire quanto è strana la Lega? C’è già chi riparte anche senza segnali: mi hanno appena detto che abbiamo 15 nuovi iscritti, tutta gente che si è presentata in sede a Milano!”. E Bossi, intanto, stamani è andato, nella massima riservatezza, ad una funzione religiosa pasquale in una piccola chiesa a Varese. Poi ha fatto rientro a casa, a Gemonio, all’ora di pranzo per passare la festività tra le mura domestiche.
In realtà la vicenda Belsito – che si è fatta molto più complicata di una “semplice” responsabilità del solo tesoriere – ha scosso davvero la base, tanto che una sezione di Malnate è stata chiusa per protesta almeno fino al prossimo congresso. E si allarga all’interno della Lega il fronte di chi chiede l’uscita dal movimento di Renzo Bossi e Rosi Mauro, accusati di aver usato per scopi privati i soldi del partito. Ieri Fabio Rolfi, segretario provinciale di Brescia, collegio dove il figlio del Senatur è stato eletto nel 2010, ha annunciato che, alla prossima riunione del direttivo, il 16 aprile, chiederà l’espulsione di Renzo e di Monica Rizzi, assessore lombardo allo Sport, indagata dalla Procura di Brescia per presunte attività di dossieraggio per favorire la candidatura di Bossi jr. Oggi è il turno di Christian Invernizzi, segretario provinciale a Bergamo. Maroniano come Rolfi, Invernizzi ha chiesto un passo indietro del giovane consigliere regionale e della Mauro, in un’intervista a Libero. “Come segretario provinciale ho espulso persone per molto meno” dice. “Se veramente credono nel movimento devono dimostrarlo: se ne vadano. Se poi le accuse si dimostreranno balle, potranno tornare”. Tesi condivise, spiegano nel movimento, anche dal segretario provinciale della Valcamonica, Enzo Antonini. Anche lui eletto da poco nella tornata dei congressi lombardi che ha visto affermarsi esponenti vicini a Roberto Maroni si farà promotore di un’iniziativa analoga nei prossimi giorni.
Intanto però la situazione per Rosi Mauro (la cui posizione si sta complicando anche alla luce degli ulteriori dettagli sulla faccenda) si fa difficile anche in Senato, dove si fanno avanti alcuni gruppi parlamentari. Le notizie che emergono dalle inchieste a carico della fedelissima di Bossi rischiano di creare un terremoto all’interno di Palazzo Madama. L’ultima in ordine di tempo a chiederle di lasciare è una collega, la vicepresidente del Senato Emma Bonino, che intervistata da Repubblica.it ha dichiarato che “Rosi Mauro non è indagata, quindi le dimissioni sono solo una questione di sensibilità istituzionale. E io spero sempre che la sensibilità istituzionale ci sia”.
In soccorso di Rosi Mauro sono arrivate le dichiarazioni del capogruppo dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri la cui risposta, alla domanda se sia opportuno per la Mauro fare un passo indietro è stata: “Non mi permetto di entrare nella vicenda personale, ma ritengo che tirare conclusioni affrettate sarebbe un grande errore, ed è un errore che non vorrei fare”. Eppure nel verbale degli interrogatori delle amministrative della Lega si legge del legame contrattuale con la vicepresidenza del Senato del fidanzato della Mauro, Pier Moscagiuro, poliziotto e cantautore, e dei 130 mila euro delle casse del Carroccio usati per pagare diploma e laurea in Svizzera (della Mauro e del compagno).
Così Giuseppe Valditara (Udc) non usa condizionali: “Si deve dimettere da vice presidente del Senato, perché è una carica che deve essere ricoperta da persone al di sopra di qualsiasi sospetto”. Gli si accodano i capogruppo di Pd e Idv al Senato, rispettivamente Luigi Zanda (“boicottiamo i lavori in aula”) e Felice Belisario: “Le dimissioni da vicepresidente sono quantomeno auspicabili per salvare le istituzioni e non farle precipitare”. Zanda inoltre sottolinea come “per potersi difendere dalle accuse non può essere incastrata in una carica istituzionale”. Incastrata, per la verità, Rosi Mauro sembra già essere – pare proprio dai suoi della Lega – che per la prossima settimana promettono di epurarla per tentare di salvare il salvabile. Ma intanto lei la sua carica la tiene stretta. Il nome di Rosi Mauro, nelle intercettazioni emerge il 7 febbraio quando la bionda Nadia Dagrada e l’amico tesoriere Belsito elencano tutti i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e della senatrice Rosi Mauro paladina dei lavoratori in qualità di responsabile del SinPa (sindacato padano). Parlano di un versamento del 2010 di 60 mila euro al SinPa e di altri soldi in contanti per Moscagiuro. Sulla gestione dei fondi (famiglia e Mauro) nei verbali si legge come la Dagrada dicesse a Belsito: “Ma lei (Rosi Mauro ndr) è convinta se tu non hai un cazzo in mano, è la tua parola contro quella degli altri! Questo è quello su loro contano! Lei dice, male che vada, se comunque lui passa per uno che ha rubato e il capo (Bossi ndr) l’ha comunque scelto, quindi il capo finisce nella merda! Perché, con uno scandalo del genere, non è che ci sono i salvatori della patria Maroni e Castelli, la Lega affonda…!)”.