Il consenso dei Partiti è pari al 4%. La popolazione è affamata, disoccupata, stremata. Ma loro rimangono arroccati nel bunker e studiano ogni strategia per continuare a mantenere i privilegi e a perpetrare l’intreccio tra affari (sempre i loro) e politica. L’Italia è governata dall’emissario del mondo bancario, con l’avallo del Vaticano e il sigillo della Bce. Monti Python oramai ha palesato in pieno la propria politica fondata sulla iniquità, sulla chimera dell’interesse dei “giovani”, sulle false ristrutturazioni.
Pare una trama da film, di fantapolitica. Invece è la triste verità. Gli italiani in questi decenni hanno sopportato di tutto, in parte ne sono stati complici, legittimando partiti indecenti, retti da personaggi indecenti, credendo alle favole, drogati dalla Tv. Hanno consentito che i partiti candidassero figure squallide, mediocri, losche. Abbiamo assistito allo sperpero di denaro pubblico, in parte anche partecipando al banchetto.
Tuttavia il peggior male è stato quello di farsi espropriare lentamente della democrazia. I partiti si sono interamente sostituiti al sistema democratico, creando l’inganno che senza i partiti viene meno la democrazia. Quale peggior inganno! Lo stesso presidente Napolitano lo conferma, ammonendo gli italiani a rispettare e salvaguardare i partiti, i quali devono solo essere più trasparenti.
Ma la nostra Carta costituzionale non ha progettato una democrazia partitocratica!
La Costituzione recita all’art. 49 che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”. Si sottolinea la preminenza della forma partitica per contribuire (concorrere) alla democrazia del Paese attraverso lo strumento della politica. Non c’è scritto che i partiti debbano sostituirsi alla democrazia, confinandola in un simulacro, svuotandola da ogni forma di controllo e da ogni strumento di democrazia diretta.
In questi decenni la democrazia è stata gestita esclusivamente dai segretari e dai tesorieri di partito. Da noi la democrazia diretta (tra cui il referendum) è stata svilita o stravolta. La materia sul finanziamento pubblico ai partiti è uno dei maggiori esempi. Il finanziamento pubblico ai partiti è stato introdotto dalla legge Piccoli n. 195/1974, che ha vergognosamente interpretato il sostegno all’iniziativa politica come finanziamento ai partiti presenti in Parlamento, con l’effetto di penalizzare le nuove formazioni politiche. Il fine è stato di realizzare un sistema antidemocratico di oligarchia politica, impedendo di fatto l’accesso a nuovi partiti non sostenuti da un’ampia organizzazione di base o economica. La legge è stata più volte modificata, sino al referendum dell’aprile 1993, che ha visto il 90,3% dei voti espressi contro il finanziamento pubblico ai partiti. Se nonché nel dicembre 1993 il Parlamento ha aggiornato, con la legge n. 515/1993 la preesistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, poi più volte modificata, sino a riproporre di fatto una normativa paritetica a quella sul finanziamento pubblico ai partiti. Sulla nostra pelle si è consumata la grande truffa del ri-finanziamento dei partiti.
In questi giorni sono uscite le cifre di questi 37 anni di finanziamento ai partiti: 10 miliardi di euro, pari ad una manovra finanziaria. Se a tale importo aggiungiamo centinaia e centinaia di miliardi pari ai costi della corruzione, allo sperpero di denaro pubblico, ai costi abnormi della politica, agli scudi fiscali, all’evasione, alla giustizia inefficiente, al fisco iniquo, probabilmente avremmo uno Stato completamente risanato.
Invece ci ritroviamo chi ha deciso di saccheggiare le tasche degli italiani, il loro futuro, i sogni, assicurando e rafforzando privilegi (alle banche, al Vaticano, tra Imu e Ici, a Mediaset col beauty contest etc.) e impunità, definitivamente divaricando la forbice tra i notabili e il popolo.
Possiamo uscirne solo impegnandoci tutti in prima persona, partecipando attivamente al dibattito, facendo emergere le forze più sane, appassionate, competenti, oneste. Il non voto legittimerà ancor di più questi manigoldi, sordi a qualsivoglia lamento. Occorre una dose massiccia di democrazia diretta. Penso che occorra pure l’urgente scioglimento dei partiti (come si fece col partito fascista), nuove elezioni per una nuova “ricostituente”, la creazione di una autorevole Commissione d’inchiesta che individui tutte le responsabilità politiche ed economiche di questi decenni. Occorre soprattutto essere apartitici, non apolitici. Forse occorrerà presto anche occupare a milioni le piazze. Pacificamente, s’intende.